Tokyo Marui Thompson M1A1
Strano che nessuno l’abbia mai stesa questa rece… quindi me la sobbarcherò io dai :)
L’arma reale
Una serie di pistole mitragliatrici destinata a raggiungere una larga fama tra le due guerre mondiali fu quella realizzata negli USA dall’Auto-Ordinance Corporation e nota sotto il nome commerciale di Thompson. Dopo una serie di prototipi realizzati tra il 1918 e il 1920, nel 1921 fu avviata la produzione in serie di quel Thompson modello 1921 che, in breve tempo, sarebbe divenuto uno dei più celebri modelli della categoria. Quest’arma presenta una chiusura metastabile: un pezzo di bronzo a forma di “H” con due alette sporgenti, inserito nella massa battente, ritarda l’apertura della culatta riducendo la cadenza di tiro. Per l’alimentazione, oltre a serbatoi prismatici bifilari di varia capacità, vennero largamente impiegati i ben noti tamburi, che in maniera preponderante caratterizzarono l’estetica dell’arma. Al mod. 1921 fece seguito il mod. 1923, identico in meccanica al precedente, ma studiato per un eventuale impiego militare. Il successivo mod. 1927, fornito con o senza il compensatore Cutts, era predisposto unicamente per il tiro semiautomatico e la sua produzione fu giustificata dall’opportunità di sfruttare commercialmente la vasta notorietà che il mod. 1921 aveva guadagnato durante il proibizionismo, particolarmente con la “strage di San Valentino” (14 febbraio 1929), nel corso della quale gli uomini di Al Capone, armati appunto di due Thompson mod. 1921, eliminarono gran parte della gang rivale di “Bugs” Moran. Il mod. 1928 differiva invece dal mod. 1921 esclusivamente per la più bassa celerità di tiro (700 colpi/min contro 800), ottenuta con la sostituzione del complesso di armamento.
La replica asg
Produttore
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Tokyo Marui
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Modello
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Thompson M1A1
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Capacità caricatori
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60 L / 190 C / 420 L *
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Peso
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3,400 kg
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Potenza erogata con 0,23
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275 fps / 83,82 mps / 0.80 J
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Motore
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EG700
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Hop up
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Regolabile
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Tipologia di rateo
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Semi – Full Auto
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Materiali impiegati
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Plastica abs, zinco
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*L = lungo C = corto
Il giocattolo, o meglio vista la nuova normativa: lo strumento denominato softair, arriva in una pregevole scatola di cartone dal sapore volutamente vintage, riportante alcuni loghi (credo inventati) ed il disegno del fucile.
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Al suo interno troviamo l’asg disposta in modo trasversale per forza di cose, visto il suo design “inusuale”; il suo corredo prevede un caricatore monofilare da 60 bb, un tappo rosso ad esso dedicato (forato in alto), un plico di istruzioni-garanzia-avvertenze, i classici foglietti target della marui, l’eventuale adattatore per i traccianti ed una manciata di pallini.
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Oddio, l’imballo non è certo dei migliori (6mm di cartone), ma comunque fa il suo dovere assorbendo eventuali urti non troppo forti.
L’asg si presenta subito ben realizzata (un po’ come tutti i marui del resto) e rifinita, senza particolari sbavature di lavorazione o quant'altro.
ll fucile da molta solidità ed è un piacere tenerlo in mano; tuttavia visto anche il peso notevole, come ben potete immaginare non è molto comodo nei combat in quanto poco maneggevole sia per l'elevato peso sia anche per la forma che ha il fucile stesso. Infatti nel mirare il braccio sinistro viene allungato notevolmente sotto alla canna dove vi è la parte in finto legno, posizione invece più comoda risulta la presa tra il caricatore parte della canna. Dopo poche decine di minuti di gioco infatti si sente inevitabilmente la stanchezza del braccio sinistro, tanto che la tentazione di impugnare il caricatore a mò di mp40 è troppo forte; non è facile nemmeno l'utilizzo da distesi, a causa del caricatore lungo e verticale.
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Tornando alla nostra replica non possiamo non notare il largo uso di metallo piuttosto insolito per la Marui dove solo le guancette e il calcio sono realizzate in plastica verniciata con effetto legno. La realizzazione delle venature del legno la sua colorazione sono abbastanza realistiche, anche se esistono sul mercato kit estetici in legno per rendere la replica assolutamente realistica (vedere mia altra recensione LINK). Il resto, infatti, è realizzato in metallo con particolare cura ed attenzione e la sicura ed il selettore della raffica sono perfettamente identiche all’originale.
Anche il meccanismo di sgancio del caricatore è scomodo come nell’originale ma è stato giustamente riprodotto in maniera fedele. Rimuovendo il caricatore si può accedere alla rotella dell’hop up che è molto delicato da regolare (azione comunque eseguibile senza togliere il caricatore stesso, permettendo così una regolazione diretta durante le giocate).
Dato l’esiguo spessore della parete posteriore della camera di sparo, la Tokyo Marui ha deciso di realizzare la parte superiore del receiver in zinco pressofuso, essendo proprio questa parte a subire l’effetto del rinculo durante il tiro full- auto. Questa necessaria accortezza, mai realizzata prima (di solito il receiver superiore è in plastica), ha contribuito a rendere il modello molto realistico, sia nel peso che nella consistenza al tatto ma al tempo stesso forma una netta linea di demarcazione visibile con il lower in abs.
Forse è un po’ troppo pesante da portare sul campo, certo è che i collezionisti e gli amanti delle repliche storiche lo apprezzano molto.
Il motore che garantisce il funzionamento della replica è un affidabilissimo EG700, lo stesso dell’AK47 o della serie MP5 che sono tra le repliche migliori in assoluto della casa di Tokio.
Il calcio invece permette di usare batterie da 8,4 v 2400 mah e forse anche di più.
Gearbox
A grandi linee, lo smontaggio / rimontaggio del Thompson M1A1 è semplice come quello delle più recenti asg elettriche Marui. Il receiver si apre facilmente e già con questa sola operazione è possibile eseguire alcuni interventi di manutenzione. Unico neo, lo smontaggio della canna interna abbastanza complicato.
L'apertura è abbastanza semplice, si svita una vite del calcio, si preme un pulsante e il fucile è in due pezzi. Il gearbox è la versione 6 (se non erro), nulla di così diverso dagli altri se non per il fatto che le boccole centrali sono ovali quindi se si vuole mettere quelle in acciaio bisogna comprare obbligatoriamente quelle dedicate a questo gb (P90).
A differenza degli altri marui, il cilindro non è in ottone ma è cromato, sinceramente è la prima volta che mi passa per le mani un cilindro del genere.
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Differenze con il cybergun
In realtà ci sono un sacco di differenze tra i il Thompson della TM e quello Cyma (la seconda replica principale di tale arma).
Per prima cosa mi sento di citare l’innesto dei caricatori: sul Cyma deve essere infatti usurato un poco per potersi adattare ai caricatori Marui.
Nella foto sotto troviamo a sx il francese ed a destra il giapponese, con le sue particolari alette di aggancio.
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Ora, la differenza più evidente è nell’effetto finto legno nel colore dei metalli.
Il legno Tokyo Marui è più bello a vedersi (a mio parere) rispetto al legno Cyma in quanto più scuro e “venato”.
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Il corpo dell’asg giapponese è molto più scuro e dall’aspetto decisamente più metallico rispetto al materiale che la Cyma ha impiegato nella propria replica: un metallo nero opaco molto chiaro; tale differenza si ripercuote per forza di cose anche sui caricatori
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Come si evince dalle foto caricate, l’usura ed il consumo del metallo della TM rende la replica molto più realistica rispetto alla controparte d’oltralpe.
Il secondo più evidente gap tra i due modelli sono i marchi di fabbrica. Essi sono diversi nel colore, nel metodo scelto per l’incisione e per il posizionamento.
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Dato che i marui non sono colorati, vi riporto cosa vi è inciso:
Quote:
TOKYO MARUI CO.,LTD. MADE IN JAPAN.
TYPE M1A1 AUTOMATIC ELECTRIC GUN
SUBMACHINE GUN MILITARY MOD.
CALIBER .45 M1A1
NO. 473699
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Ulteriore differenza: il sistema di fissaggio dell’outbarrel al receiver:
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Le viti della Marui sono lunghe il doppio rispetto alle Cyma; queste ultime sono di tipo a croce (Philips) mentre le prime si svitano con un cacciavite piatto.
Parlando sempre di outbarrel, notiamo come la casa produttrice francese a differenza della giapponese abbia pensato bene di rinforzare l’aggancio tra la canna e l’impugnatura frontale, zona sottoposta ad un grande sforzo quando si trasporta l’asg in spalla, dato che la cinghia viene innestata proprio in quel punto.
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Se hai un marui e vuoi rinforzare questa parte, ci sono due guide:
LINK 1
LINK 2
Passiamo agli interni:
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I marui, se alimentati con una calma 8.4. come ben saprete vi dureranno una vita.. pur essendo in zama. L’ingrassatura è forse un po’ eccessiva ma ok, il pistone è il classico bianco che tutti ben conosciamo. Le boccole come avevo già menzionato sono di tipo ovale, come quelle del P90; si possono trovare after market prodotte dalla Guarder, completamente in metallo.
Differenza tra pistoni ed ingranaggi:
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Non so darvi ulteriori particolari tecnici in quanto sono un novizio nel campo della meccanica; tuttavia sono certo che la componentistica Cyma sia molto più dura (nel senso meccanico del termine) rispetto alla Marui, in quanto realizzata completamente in acciaio in grado di sopportare potenze ben oltre il Joule (la replica francese infatti arriva dal negozio con 1,4 J di potenza).
Conclusioni:
Pro
- affidabilità che solo la marui sa dare
- molto ben rifinito e verosimile
- pezzo da collezionisti ed intenditori
- diversi caricatori tra cui scegliere
- buono il metallo scelto per realizzarlo
- kit in legno compatibili solo con lui (non con il Cyma)
- preciso
Contro
- prezzo del nuovo elevato vista la oramai bassa reperibilità
- alcuna componentistica “particolare” difficile da trovare
- peso
- vano batterie non grandissimo
- stacco di colore tra upper e lower receiver
- scomodo da imbracciare
VOTO FINALE: 8 / 10
Cosa dicono gli altri:
Quote:
Originariamente inviata da
scharker
ovviamente bellissima replica!
Quote:
Originariamente inviata da
The Crow
ce l'avevo
ha prestazione davvero elevate,in particolare la precisione
conisgliato ovviamente
Quote:
Originariamente inviata da
Fede1978
gran bella replica, me la prestò un compagno del mio ex club una domenica che il mio LC morì e ne rimasi entusiasta!
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