cenni di fisiologia
il glucosio è il “carburante” universale che il nostro organismo usa preferenzialmente nella quotidianità; alcuni organi (come il cervello) usano esclusivamente zucchero, altri (come il muscolo) possono usare (in alcune situazioni come per es. in corso di attività fisica aerobica) anche un carburante “misto” rappresentato da una miscela di zuccheri e grassi.
la glicemia rappresenta la quantità di zucchero nel sangue e normalmente questa si mantiene costante tra i 70 ed i 110 mg/dl (i valori di riferimento possono cambiare un po’ in base ai laboratori analisi) grazie all’azione combinata di due gruppi di ormoni:
-ormoni ipoglicemizzanti: (insulina) il cui compito è appunto quello di abbassare la glicemia quando questa tende a raggiungere valori troppo alti nel sangue.
-ormoni iperglicemizzanti: (glucagone, gh, adrenalina e noradrenalina, cortisolo) il cui compito è quello di alzare la glicemia quando questa tende a raggiungere valori troppo bassi nel sangue.
la situazione classica che tende a far alzare la glicemia è rappresentata dal pasto (soprattutto se la quota glucidica è ben rappresentata), mentre l’attività fisica, ma anche il semplice vivere (metabolismo basale), sono situazioni che tendono a farla abbassare.
normalmente quindi la glicemia rimane nelle 24 ore entro quei range di normalità (70-110 mg/dl), grazie all’azione combinata costante (tipo freno/acceleratore) degli ormoni ipo ed iperglicemizzanti.

il diabete mellito
il diabete mellito (dm) è una patologia cronica, caratterizzata dalla mancanza assoluta o relativa di insulina.
distinguiamo:
-dm tipo 1: detto anche dm giovanile, insorge di solito in tenera età (comunque generalmente al di sotto dei 35 anni) ed è causato dalla distruzione (per diverse cause) delle cellule che producono insulina (cellule β del pancreas). nel dm tipo 1 quindi non si ha più la produzione di insulina ed il soggetto quindi deve iniettarsela sottocute (con siringhe o “penne”) poco prima del pasto (gli eventuali schemi terapeutici iniettivi non verrano per ovvie ragioni qui trattati).
-dm tipo 2: detto anche dm dell’adulto o dm alimentare. in questo caso c’è produzione di insulina da parte del pancreas, anche se in quantità insufficienti a mantenere costanti i valori glicemici entro quei famosi range.
la terapia in questo caso è rappresentata dalla dieta (scendere di peso e migliorare la qualità degli zuccheri assunti con l’alimentazione) con l’aggiunta o meno di compresse che possono agire o migliorando l’utilizzazione dell’insulina prodotta o “spronando” il pancreas a produrre più insulina.
il diabete mellito non controllato può portare a diverse complicanze che si distinguono classicamente in:
complicanze acute:
- coma iperglicemico (chetoacidosico nel dm tipo 1 ed iperosmolare nel dm tipo 2)
- coma ipoglicemico
complicanze croniche:
- microangiopatiche (che colpiscono cioè i piccoli vasi) e quindi coinvolgono organi quali rene, occhio o i nervi.
- macroangiopatiche (che colpiscono cioè i grandi vasi) e quindi coinvolgono organi quali cuore, gambe e cervello.
nel nostro sport la complicanza del dm più frequente può essere rappresentata dall’ipoglicemia e/o dal coma ipoglicemico.

l’ipoglicemia ed il coma ipoglicemico
si definisce ipoglicemia una situazione in cui la glicemia scende sotto i 50 mg/dl.
sfatiamo subito una leggenda metropolitana: salvo rarissimi casi, solo un soggetto diabetico può andare in ipoglicemia.
le cause per cui un questo può avvenire sono fondamentalmente tre:
- si inietta l’insulina e non mangia o mangia troppo tardi
- si inietta troppa insulina rispetto alla quota in zuccheri del pasto
- si inietta la giusta dose di insulina in relazione al pasto ma fa troppa attività fisica.
l’attività fisica, infatti, è in grado di abbassare la glicemia indipendentemente dall’azione dell’insulina (per usare una metafora, potremmo dire che se l’insulina è la chiave in grado di aprire la porta che fa entrare lo zucchero nelle cellule, togliendolo quindi dal sangue, l’attività fisica mi apre la “porta di servizio”).
una ipoglicemia si manifesta con: sensazione di testa leggera, difficoltà nel concentrarsi, difficoltà nella visione, sudorazione tipicamente fredda, pallore cutaneo, tachicardia, tachipnea (aumento degli atti respiratori), fino ad arrivare alla perdita di coscienza ed al coma (il cervello infatti resiste massimo 5 minuti senza ossigeno o senza zucchero).
in caso di ipoglicemia cosa fare?
se il soggetto è cosciente, fargli assumere zuccheri semplici per bocca (caramella, latte, acqua zuccherata, cioccolata ecc); se il soggetto è già in coma tale presidio non solo è inefficace (mancando il riflesso della deglutizione) ma anche pericoloso (alta è infatti la possibilità di “ab ingestis”, situazione cioè in cui i liquidi invece di andare in esofago e poi nello stomaco, vanno in trachea e quindi nei polmoni).
in caso di coma l’unico presidio possibile è chiamare il 118 (non potendo per ovvie ragioni logistiche fare una endovena di soluzione glucosata).
esistono infine in commercio delle siringhe già preparate contenenti glucagone, che non necessitano di essere conservate in frigo.
a volte soggetti che sanno di andare incontro frequentemente ad episodi ipoglicemici, le portano con se; in questo caso, poiché il glucagone può essere iniettato sottocute, endovena o intramuscolo, l’iniezione può essere fatta anche da personale non specializzato (in pratica basta prendere la siringa e “bucare”).