per gentile concessione di ghigno dei red devils a cui va il mio personale ringraziamento:
comunicazione in radiofrequenza
gli apparati ricetrasmittenti sono un ausilio molto importante per la comunicazione durante il gioco. mediante l’utilizzo di ricetrasmittenti è possibile mantenere la comunicazione con elementi con i quali non è possibile utilizzare gli altri metodi visti in precedenza a causa, ad esempio, dell’eccessiva distanza o della presenza di ostacoli tra mittente e destinatario.
a differenza delle comunicazioni verbale e gestuale, che caratterizzano, seppur in modo diverso, anche la quotidianità degli sportivi, la comunicazione in radiofrequenza rappresenta per i più un nuovo mezzo comunicativo nuovo e sconosciuto e per il quale risulta quindi necessario un approfondimento.
la comunicazione in radiofrequenza è inoltre regolamentata dalla legge e sarà pertanto necessario introdurre il quadro normativo che regola l’utilizzo sportivo della radiofrequenza.
introduzione al funzionamento degli apparati ricetrasmittenti
questo paragrafo non vuole e non può avere una dettagliata e specifica trattazione della teoria della radiotecnica e del radiantismo. la trattazione sarà limitata ad una sommaria trattazione dell’argomento all’unico scopo di dare al giocatore una elementare coscienza di quanto utilizza durante il gioco.
elementi di radiotecnica
la comunicazione verbale in radiofrequenza si basa sulla trasformazione dell’onda sonora (meccanica) della voce in un onda elettromagnetica e della sua successiva trasmissione in questa forma.
la caratteristica base dell’onda elettromagnetica che “trasporta” la nostra voce è la sua frequenza, ovvero la quantità di oscillazioni che descrive in un secondo, e si misura in hz (hertz).
la frequenza è strettamente legata alla capacità dell’onda di propagarsi nello spazio e di conseguenza all’efficienza della comunicazione in radiofrequenza; in conseguenza di questo legame le frequenze sono raggruppate in bande caratterizzate da caratteristiche analoghe.
è la banda più utilizzata per i collegamenti a lunga distanza perché si propaga sfruttando la riflessione dell’onda sulla ionosfera, questa caratteristica è però pregio e difetto dell’hf questo tipo di propagazione è particolarmente condizionata dai cicli terrestri e solari.
- hf(high frequency) [3 ÷ 30 mhz]
(un singolo salto di riflessione ha un’ampiezza massima di 4000 km, ma sfruttando le riflessioni multiple non sono rari i collegamenti agli antipodi)
è una banda intermedia, utilizzata per i collegamenti a media distanza.
- vhf(very high frequency) [30 ÷ 300 mhz]
è molto usata per i collegamenti locali, sia in fonia che in trasmissione dati. senza l’ausilio di ponti ripetitori la portata di questa banda è particolarmente limitata perché a queste frequenze l’onda non si riflette in ionosfera.
- uhf(ultra high frequency) [300 mhz ÷ 3 ghz]
ora che abbiamo suddiviso le bande di frequenza è bene accennare come un’onda radio può propagarsi e quindi, da una stazione trasmittente, raggiungerne una ricevente.
limitatamente agli usi che potremmo incontrare nella pratica del softair troviamo:
onda diretta
e’ il tipo di propagazione più elementare. si sviluppa in linea retta tra stazione mittente [a] e ricevente [b], che in questo caso devono “vedersi”. e’ la propagazione utilizzata per le bande vhf, uhf e, in generale, per le frequenze superiori ai 30mhz.
onda diretta ripetuta
per supplire ai limiti della propagazione diretta è possibile interporre una stazione ripetente [d] (ponte radio)e rendere quindi possibile il superamento di ostacoli non altrimenti valicabili. si noti che si tratta comunque, in realtà di due onde dirette e, quindi, risulta possibile mettere in comunicazione [c] con [a] ma non con [b].
secondariamente il ponte radio permette di amplificare il debole segnale degli apparati mobili, aumentandone la portata.
giusto per curiosità vale la pena di ricordare che i ponti radio possono essere terrestri [d] o satellitari [e].
onda diffusaeonda riflessa
le onde con frequenze inferiori riescono a sfruttare tipi diversi di propagazione, tra cui, nell’ambito di nostro interesse, la diffusione troposferica e la riflessione ionosferica.
seppure siano legati a fenomeni fisici differenti, in questa sede ci è sufficiente sapere che il risultato è che i vari strati atmosferici fanno da specchio all’onda e permettono, quindi, di raggiungere stazioni oltre la linea dell’orizzonte. il fatto però che questo “effetto specchio” sia determinato da condizioni atmosferiche ne causa la variabilità rispetto a cicli solari, lunari, stagioni, …
con approssimazione sufficiente al nostro campo d’utilizzo, ed alla luce di quanto visto finora, possiamo sostenere che trasmettere ad una frequenza più bassa (hf), a parità di potenza, permette di raggiungere distanze maggiori, mentre trasmettere a frequenze più alte (vhf e uhf) permette di avere una maggiore costanza nelle prestazioni di ricetrasmissione e, non secondario, minore dimensione delle antenne.
apparati radio ricetrasmittenti
e’ chiamato ricetrasmittente l’apparato elettronico in grado di trasmettere e ricevere onde radio. spesso la ricetrasmittente è identificata direttamente con la banda su cui opera (vhf, uhf, …) o con la tipologia di apparato (cb, lpd, pmr…).
e’ chiamato scanner l’apparato elettronico in grado di ricevere onde radio, spesso su un’ampia gamma di frequenze.
per completare questa velocissima introduzione al mondo delle radiocomunicazioni scorriamo le funzioni base di un apparato ricetrasmittente, seguendo quelli che sono i pulsanti presenti sulla maggior parte degli apparati in commercio.
ptt (push to talk)
la quasi totalità degli attuali apparati radio hanno un funzionamento di tipo half duplex, ovvero funzionano alternativamente in ricezione o in trasmissione. per alternare il tipo di funzionamento è necessario agire appunto sul pulsante ptt (push to talk) che, se premuto, commuta il funzionamento da ricezione a trasmissione.
vox (vivavoce)
praticamente tutti gli apparati di nuova generazione dispongono di questa funzione. il vox permette di escludere il pulsante ptt e di alternare il funzionamento rx/tx mediante il riconoscimento automatico di una soglia di rumore sul microfono.
squelch (filtro a livello)
- è sconsigliato usare il vox durante una partita di softair, nella maggior parte dei casi l’unico risultato è avere il canale prescelto saturo di affannosi respiri degni di un film hard di basso livello.
lo squelch è un circuito utilizzato per escludere l’audio dell’altoparlante nel caso in cui il segnale in ricezione sia di potenza inferiore ad un determinato livello. la soglia dello squelch è impostabile manualmente od automaticamente a seconda dell’apparato radio. la regolazione dello squelch deve essere accurata perché se da una parte permette di escludere dalla cuffia il fastidioso fruscio di sottofondo, dall’altra rischia di escludere anche la comunicazione disturbata di un compagno di gioco che trasmette da lontano.
monitor
alcune radio dispongono di questa funzione per escludere momentaneamente lo squelch senza modificarne le impostazioni. è utile in particolare quando sentiamo a tratti un compagno il cui segnale arriva particolarmente debole per provare a migliorarne la comprensione.
ctcss - dcs (filtri a tono)
i subtoni ctcss – dcs sono sistemi di nuova introduzione finalizzati alla riduzione delle interferenze. il funzionamento è analogo allo squelch, ma lavora sulla presenza nel segnale di un subtono (non udibile) analogico nel ctcss o digitale nel dcs e non sul livello di segnale.
- nota molto bene: alcuni considerano erroneamente i subtoni come dei sottocanali, nulla di più falso! impostando un subtono il nostro apparato riceverà solo le comunicazioni trasmesse con il medesimo subtono, e quindi non saremo disturbati da altre comunicazioni sul medesimo canale, ma una ricevente senza subtono impostato ascolta le trasmissioni effettuate con qualsiasi subtono.