“Legio Camuna Soft Air – a.s.d.” a Borghetto di Borbera – torneo “Cave Canem” 2016
Matt Baker, 57, softgunner dal 2010
Magher, 52, softgunner dal 2014
Lupo, 48, softgunner dal 2013
Ghibli, 54, softgunner dal 2015
Un bel gruppo di vecchietti, tutti o quasi freschi di “asilo per i softgunner” ma già pronti per la “casa di riposo del softgunner”, si cimenta per la prima volta nel genere “recon”.
La nostra asd nasce nel settembre 2015 dall'iniziativa di sei soci che vogliono praticare il softair senza troppi fronzoli. Parole d'ordine: divertirsi. Ci divertiamo tanto che siamo contagiosi, perché a oggi siamo in quindici e altri desiderano aggiungersi al nostro gruppo di diversamente giovani.
L'esperienza di “Cave Canem” segue a breve termine quella che abbiamo fatto a “Stormgate” (genere “p.o.s.”) lo scorso 5 giugno.
Prima di partire, eravamo convinti che timbrare dieci wp sarebbe stato un successo. Ne abbiamo timbrati 14 e, se diversi fattori non ci avessero un po' frenato - primo tra tutti l'inesperienza, avremmo anche potuto fare meglio. Ciononostante devo dire che per come ci siamo mossi, per come abbiamo lavorato insieme e per l'impegno che ci abbiamo messo, alla fine eravamo stanchi ma felici.
Non conoscevamo il terreno, solo quello che si vede da Google Earth, quindi non sapevamo dell'esistenza di sentieri praticabili né della presenza di corsi d'acqua (va beh,due dita di ruscelletto...), pertanto abbiamo potuto fare affidamento esclusivamente sul nostro gps. Poiché, comunque, qualche stradina sterrata l'abbiamo incrociata, la scelta è stata quella di evitarle tutte, tenendocene bene alla larga o, quando si poteva, costeggiandole con tutti gli inconvenienti ambientali del caso. In questo modo abbiamo percorso i nostri chilometri esclusivamente nel verde del bosco, trovandoci spesso a dovere sfondare muri di sterpaglie, rovi e rampi per poter passare. Alla fine, per fare capire il casino in cui siamo passati, la media oraria in movimento segnalata dal gps era di 1,06 km/h. Tenuto conto di un buon tratto percorso sul ciglio del torrente, dentro al bosco non avremo fatto più di 4-500m l'ora.
Per almeno sei-sette volte abbiamo avuto una ronda a qualche metro da noi e siamo comunque riusciti a non farci sgamare. In una occasione li avevamo a tre-quattro metri da noi, forse meno. Loro su una stradina che conversavano amabilmente e noi che li pregavamo di andare a finire la chiacchierata al bar. “Dai, basta strada, facciamo il sentiero della buca del cinghiale, tanto per cambiare”. (Ma siete matti? Qui ci siamo noi. Pussa via, ronda!) Un paio di passi in più e mi pestavano una mano.
Abbiamo anche avuto modo di assistere con l'udito da pochi metri a uno scontro tra una ronda e un team dall'alto di una collinetta abbastanza scoscesa. Finito il contatto, siamo scesi e ci siamo presi l'obiettivo in tranquillità.
Abbiamo concluso la nostra fatica e ci siamo trovati all'esfiltrazione, contenti e felici di come avevamo condotto la nostra gara. Altri hanno fatto meglio, anche molto meglio di noi e dobbiamo darne atto e complimentarci per la loro prestazione. Noi, credetemi, siamo felici così.
Grazie di cuore ai Devil Dogs per la gentilezza, l'ospitalità, l'organizzazione.
Vis et Honor!


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