Devo molto a SAM. Ho conosciuto il Softair e “l’ultimo Club in cui giocherò” (Gioco nel SAG Riviera dei Fiori!!!), con SAM. Ho conosciuto tante persone che mi hanno aiutato, senza altri fini che non la passione per questo Sport e le Cose Ben Fatte., in Sicilia, in Liguria, in Italia. Insomma… è ora di iniziare a “restituire”!
E’ con discreto orgoglio, e senza false modestie, che presento agli Amici di SAM la mia “creatura”…
OTs-03 SVU (Snayperskaya Vintovka Ukorochennaya o “Fucile di Precisione Corto”) CUSTOM by “Papi”
Sono partito da una forte ispirazione, grazie al lavoro illustrato in un “post” su SAM dagli ottimi “Polenta” e “Dionisio” …
Quindi, sotto a cercare il prezzo migliore per la più brutta replica del celeberrimo fucile semiautomatico da “marksman” russo, il Dragunov SVD, realizzato dalla cinesissima Golden Bow.
Un po’ per passione, un po’ per rifornire il mio Primo-Snippo-genito di un’ASG degna del suo ruolo, ho trovato a qualche decina di soldi sotto il centinaio un Golden Bow nuovo nuovo, replica “in nero” dell’originale (dài, se proprio ti spremi assomiglia di profilo al rumeno PSL, dài…) dotato dei materiali più “plasticosamente” moderni, con tanto di caricatore… lungo (..!..) e bipiede anteriore.
In effetti, il Polenta ha azzeccato il “telaio” giusto giusto per la realizzazione del suo progetto (beh, un Real Sword sarebbe stato il massimo ma… ), quindi… perché non provarci?
Oltre all’acquisto del cinesino, mi sono permesso anche un guscio in metalluminio SRC, ed un silenziatore popular-generico, all’insegna del “non si sa mai”.
Beh, evito la descrizione e l’illustrazione dello smontaggio.
INIZIO: IL GUSCIO – parte 1ª.
Smembrato il Golden Bow, messo da parte il guscio in plastica (del “porco” non si butta nulla…), ho iniziato a mettere mano al complesso ponticello-leva di blocco/sblocco caricatore, completo di 4 viti “autofilettanti” e placchetta interna in metallo.
Bloccato il complesso in morsa, pochi minuti e… via il ponticello, perfettamente inutile per la versione che cerco di realizzare, con un taglio netto in corrispondenza della linea rossa.
Qualche colpo di lima, per togliere le affilate sbavature ed arrotondare le asperità del taglio.
Una volta montato sul guscio SRC, con le sue viti e, comunque, la sua lastrina in metallo con i 4 fori “filettati”, all’interno. Il guscio poggia già sul pezzo in multistrato per il “ricalco” approssimativo della forma. Il caricatore è naturalmente nel formato “corto”, il più vicino possibile alla versione SVD-SVU.
IL CALCIO.
In tutto il suo splendore, la comodità del sistema “bullpup” consente di mantenere la lunghezza di una canna, eliminando completamente il calcio, così come concepito dalla “tradizione”, mantenendo però l’ergonomia delle impugnature ideali con un risparmio di circa 30 cm buoni… Insomma, una volta “ricalcato” l’incastro per il guscio e l’ingombro del motorino del gearbox - che comunque rimarrà in quella posizione… - ho iniziato a sagomare con un seghetto da traforo elettrico la prima lastra di multistrato, recuperata fra gli “scarti” di un noto negozio di ferramenta e legnami della zona.
Non ho un’officina attrezzata, quindi mi arrangio a trattare vari spessori di materiale, che andrò poi ad incollare, fresare e carteggiare per la sagomazione definitiva. Si lavora con quello che si ha..!
Intendo portare la “creatura” in partita, quindi cerco di impostare subito il lavoro all’insegna della stabilità e della robustezza, con un occhio di riguardo alle forme originali, sia chiaro.
Cercando di controllare il taglio, inizio a togliere l’ingombro interno: la lastra, incollata ad una gemella per uno spessore totale di circa 40 mm. andrà ad ospitare il motorino del gearbox.
Quindi, con la stessa cura, il taglio del profilo esterno. Ai due spessori in multistrato gemelli andrò poi ad unire le due “guance” esterne, a fasciare il motorino e recare i giusti incastri e fermi per il successivo fissaggio al guscio SRC.
Il calcio nelle sue componenti principali:
la “spina dorsale” centrale, con la sede per il motorino, grossolanamente sagomata, una guancia sagomata ed il suo ricalco, sottostante.
Visto lo spessore superiore della parte centrale del guscio, le guance andranno fresate proprio nella parte interna che andrà a fasciare il castello (ho cercato di “segnare” sulla foto la parte da ridurre).
La fase successiva consiste nell’incollare con buona vinilica i componenti, piazzare un buon peso in maniera equilibrata e, quindi, sagomare definitivamente il calcio.
Il “dente” anteriore del calcio andrà a coprire l’apertura del guscio che ospitava il grilletto.
Nella punta inferiore, infine, impianterò un grosso “grano” filettato all’interno, per poter sfruttare il foro di regolazione di profondità del motorino anche come punto di fissaggio.
L’IMPUGNATURA ANTERIORE.
Qui c’è da usare la materia grigia… intendo portare una modifica adatta sia allo smontaggio che alla manutenzione, là dove si verifichi qualsiasi malfunzionamento. In più non riesco proprio ad ottenere una modifica a leveraggi come ha ottenuto il “Polenta”. Vorrei inoltre rimanere sul “tradizionale” e mantenere il concetto di circuito originale, adattato alla nuova posizione del grilletto…
In magazzino mi ritrovo un vecchio gearbox, guarda un po’, proprio di un AK.. ed un vecchio glorioso guscio AK Marui – oltre, naturalmente, al guscio in plastica Golden Bow.
Svuoto” il gearbox lasciando la componentistica elettrica ed il grilletto. Terrò inoltre il sistema di leveraggio selettore/sicura (un piccolo sacrificio al realismo della replica, in funzione della praticità di gioco..).
Intendo sfruttare la “scocca” del gearbox come supporto ideale al futuro grilletto, e come sistema di fissaggio stabile e robusto al fucile, visto l’uso “rustico” che se ne andrà a fare.
Qui la semplice modifica al vecchio guscio Marui, con l’asportazione della parte anteriore, (in corrispondenza del pannellino di “separazione” interna fra il bocchettone di alimentazione ed il gearbox), riscontrata al nuovo guscio SRC.
Ora la parte più “macchinosa” del lavoro.. adattare il guscio del gearbox alla nuova funzione portante: dove ospitava cilindro e pistone, andrà a passare la canna esterna.
Quindi, semplicemente, asporto la testa e la coda della struttura cilindrica.
Una volta realizzata la semplice modifica, la materia grigia si concentra sulle fasi di montaggio (e.. smontaggio e manutenzione, ricordate?)
Per ospitare il segmento di guscio in plastica, occorre tagliare/fresare le astine paracanna anteriori – in realtà un blocco unico.. – dell’SVD Golden Bow.
L’ottimo “Polenta” le ha accarezzate al quarto di millimetro con una fresa a colonna… Io non ce l’ho (ancora…), ed ho in mente una diversa struttura di scatto, quindi… sotto con il traforo elettrico. Voglio lavorare nel “comodo”, ed userò un materiale particolare per rimediare agli errori grossolani, quindi vado tranquillo: confronti il trancio di guscio Marui con il fianco del gruppo astine paracanna e segno la sagoma.
La fresa verticale mi avrebbe permesso di creare un’apertura precisa sulle misure del guscio… in questo continuo ad ammirare il lavoro di Polenta.. magari il prossimo progetto!
Sotto, l’ideale accostamento del gruppo gearbox-guscio-astine..
Da notare, una volta assemblato in maniera stabile e robusta, il lavoro di “restauro” della voragine nel gruppo astine.. nessun problema con il materiale giusto!
Un’immagine della sezione trasversale dà l’idea del percorso della canna, e della possibilità di fissare stabilmente il gruppo, cosa rassicurante per un uso… campestre!!
Nel confrontare il guscio gearbox così modificato con la canna esterna, si notano subito circa 2 mm. di differenza… in definitiva il guscio andrà a “ballare” sula canna. Per rimediare raggiungo lo spessore ideale applicando del nastro d’alluminio sull’outer barrel. Infilando la canna esterna nel guscio del gearbox si andrà a “modellare” iniziando a risolvere il problema del fissaggio, mantenendo però la possibilità di smontare il gruppo.
Di seguito, la sequenza di montaggio – il mio obbiettivo principale!:
1-inizio ad infilare la canna esterna nel il gruppo astine; Presento il gearbox ed infilo la canna, quindi proseguo nel gruppo astine.
2-Sotto: presento il trancio di guscio Marui;
3-Il gruppo nel suo alloggiamento.. anche qui un sonoro “clac” (pur se non precisissimo come per l’opera di Polenta..) mi fa ben sperare nella buona riuscita del lavoro.
La tentazione è forte e… anche per avere un quadro d’insieme, continuo a rimontare la replica.
Voilà… rende l’idea??
L’assemblaggio approssimativo mostra i problemi da affrontare nell’immediato futuro.. il restauro delle astine paracanna, il fissaggio ottimale del trancio di guscio e la realizzazione di un percorso per il cablaggio del gruppo scatto.
Nell’immagine si nota già la slitta per l’ottica da applicare al trancio di guscio. Un lavoro successivo…
L’impugnatura post-moderna non piace neanche a me… ma per ora va bene.
Il gruppo anteriore risulta, rispetto al real steel, più sporgente verso il basso, ma è il massimo che sono riuscito ad ottenere, per un buon incastro del tutto sfruttando come struttura portante l’outerbarrel interno alle astine paracanna
IL CALCIO: parte 2ª
Ricordate dove eravamo rimasti? Beh, nel frattempo ho incollato le tre parti del calcio – le due guance e la spina dorsale.. – ed ho dato una carteggiata veloce veloce. Sotto, a sinistra, il calcio “presentato” al guscio: copre sia la fresatura per il grilletto che le due laterali. Ha una sagoma un po’ più massiccia del real steel, ma dovendo ospitare il motorino e, essendo legno, non potendo lavorare su spessori inferiori ai pur pochissimi millimetri… è il massimo di snellezza che sono riuscito ad ottenere.
Ora giù a pensare come fissarlo al guscio…
Un’opzione naturale è il fondo della “gabbia” del motorino, dotata di un’asola filettata M4 (è il calibro del bullone passante, sporchi capitalisti… la vostra arma preferita non c’entra ‘gniente!!!), e dal basso ci siamo.
Sfruttando lo spessore del guscio in alluminio SRC, sul retro, in corrispondenza della parte alta del calcio, forerò sia il calcio che il guscio. Il foro nel metallo sarà filettato (M5, tanto per evitare malintesi…) Nel calcio, in corrispondenza di entrambi i due fori passanti, andrò ad avvitare un inserto filettato all’interno, per non avere problemi fra bulloncini e legno…
Insomma, un’oretta di lavoro ed ecco il risultato, “presentato” al guscio:
Inizia veramente ad avere una forma soddisfacente… questo introduce uno dei problemi più complicati da risolvere: la “duplicazione” dei gearbox, quantomeno strutturale, mi ha portato a lasciare naturalmente la parte meccanica ed il gruppo aria dietro, ma a spostare la parte elettrica – i contatti del grilletto, quantomeno, avanti.
In questo caso, prolungando solamente i cavi dal nuovo gruppo scatto al “vecchio” motorino, ottengo esclusivamente il tiro a raffica, avendo perso l’accostamento grilletto – selettore - cut-off -settoriale. E, dopo vari ripensamenti, sarebbe stato inutile “duplicare” anche il gruppo ingranaggi, da dedicare esclusivamente ad un cut-off anteriore, per la differenza di forze che si sarebbe avuta, fra il gearbox posteriore – impegnato ad azionare un gruppo aria – e quello anteriore, più libero da pesi e resistenze… insomma, un bel casino. Da qui la scelta se lasciare la raffica od ottenere – purtroppo in via esclusiva (la versione AS dell’SVU permette sia il tiro singolo che la raffica..) il tiro singolo. Il prode amico Andrea “Tech”, mente pensante e splendido artigiano del SAG Riviera dei Fiori, mi viene in aiuto indicandomi un piccolo apparato elettronico in vendita da un noto commerciante sanmarinese con l'accento sulla "à" finale.. (nella mia GNoranza, con la “GN” maiuscola, lo definisco come un insieme di mosfet, diodo e potenziometro, saldati con criterio su una mini-scheda, dalla quale escono quattro fili, due rossi e due neri…) in grado di fornire una sorta di “raffica” rallentata fino ad… un colpo.
Detto-fatto e dopo tre giorni il “burst wizard” era sul mio tavolo operatorio.
Installato interponendolo fra la batteria ed il resto dell’impianto ha fornito subito la soluzione al mio problema.
Soluzione che, in gioco, dovrebbe essere più affidabile di un’alternativa di tipo meccanico. Speriamo bene!
A sinistra il “coso” al collaudo, in una posizione che, per ragioni di spazio, non sarà definitiva! Anche in questo caso la materia grigia ha trovato una soluzione, nella parte “in galleria” della sede della batteria: non andrò più ad usare il classico “sigaro” AK, la NiMH da 8,4 o 9,6, ma una più snella LiPo 7,4. Spazio ce n’è… ed ai fini dello smontaggio-rimontaggio-manutenzione e regolazione è il top della comodità.
L’IMPUGNATURA ANTERIORE: punto della situazione.
Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Una volta accertato l’abbinamento astine paracanna-guscio di gearbox-trancio di guscio in plastica ed impugnatura, non rimane che iniziare a pensare al passaggio dei cavi fra le due parti principali della replica e nel “riparare” i danni di una “comoda” sagomatura delle astine paracanna.
Nel primo caso, pratico un foro posteriore alle astine paracanna, sul lato sinistro, in corrispondenza della “galleria” della sede della batteria, nella parte che termina con la sede dell’hop-up. Qui, per praticità di smontaggio, troveranno posto due sezioni di filo corredate di mini-faston, per il loro collegamento all'andata ed al ritorno dal gruppo scatto del “positivo” da un lato, ed al burst wizard ed al motorino dall'altro.
I cavi troveranno poi comodamente posto nell'interno del gruppo astine paracanna.
Discorso ben diverso il “restauro” delle plastiche tagliate al traforo elettrico.
Qui mi “inchino” alla tecnica usata dal “Polenta” nel ricavare la sede del suo gruppo impugnatura-grilletto con una precisissima fresatura verticale. Ma tant’è… nel prendere in esame diversi materiali da restauro, la mia attenzione è caduta su un prodotto impiegato nel modellismo, o nella creazione di piccoli oggetti da stampo: una resina bicomponente da “colatura”, devo dire non troppo cara ed adattissima alla mia situazione!! Una volta provata, otterremo un materiale molto semplice da miscelare (in un rapporto 1:1…), molto robusto – più resistente del normale PVC – e perfettamente lavorabile alla bisogna! L’unico problema è consistito nell’usare un prodotto piuttosto fluido (da “colatura” in stampo”) quasi a “mano libera”: la soluzione è stata schermare con della carta le parti del trancio di guscio che non volevo si incollassero alle astine paracanna ed usare la resina bicomposta nei pochi secondi a disposizione durante l’indurimento… un risultato spettacolare, praticissimo e praticamente perfetto!!! Perfettamente aderente alle astine paracanna e, come ripeto, molto robusto, tanto da dare fiducia per il fissaggio della slitta posta ottica PSOP.
A sinistra la “colata” di resina ormai indurita sulla schermatura in carta. Potrò poi “sfilare” il trancio di guscio una volta svitato dall’esoscheletro di gearbox interno.
Non rimane che carteggiare e portare il tutto ad una sagoma accettabile!
Niente che il compressore non possa risolvere… una bella soffiata e via a passare un primo velo di vernice nera, per “esaltare” i difetti.
Una volta passata nuovamente la carteggiatrice, il risultato inizia a farsi ammirare…
Sotto, il primo accostamento “definitivo” al guscio di gearbox
Ho approfittato della praticità della resina per andare a riempire gli spazi “aperti” del trancio di guscio, evidentemente dedicato, un tempo, ad una versione AK a calcio reclinabile..
Sopra, la slitta fissata alle astine paracanna rinforzate dalla resina.. forse un pelo “alta”. Non sarà una posizione definitiva, penso… Anche se così è agevole intervenire su ogni regolazione e per ogni sostituzione (batterie, lampadina, ecc.)
Ora, il gruppo anteriore in fase di rifinitura.
Il trancio di guscio in plastica è stato fissato con due viti autofilettanti sul guscio di gearbox all’interno e tramite il bulloncino passante, sul fondo dell’impugnatura.
Sotto, le due confezioni di resina bicomponente da colatura.. ottimo prodotto!!!
Insomma, il lavoro grosso è fatto.
Gran finale…
Eh, sì… soddisfatto del lavoro, ho una replica completa, tinta completamente in nero opaco. La tentazione è forte… e quindi, anche con l’intenzione di “coprire” i vari inestetismi e le tante imprecisioni, vai con lo spray “sabbia” e la griglia metallica, a “pitonare” i vari settori, prima del rimontaggio finale. Oddio, più che un effetto pelle di serpente sembra un effetto “carpa”! Ma non è malaccio, come tutte le cose tentate, improvvisate senza tanto studio. Sfondo nero, spray sabbia e verde-mela. Wo-ah! Sono proprio soddisfatto.
Mi sono divertito, imparato ad usare materiali nuovi, risolto problemi articolati ed ottenuto una buona ASG, robusta e “rustica” abbastanza da sopportare le dure giocate liguri, perfettamente smontabile per ogni evenienza.
Tutto sommato un buon compromesso fra replica fedele e ASG funzionale.
In ogni caso la considero un “cantiere aperto”, da migliorare appena rimedio qualche euro in più… E allora, arriveranno mire abbattibili, canna di precisione, magari una bella revisionata al gearbox… La sicura sul gearbox anteriore… l'impugnatura anteriore, finalmente della forma giusta - anche tale da permettermi di caricare "banane" più lunghe... voglio rinforzare l’attacco della slitta per l’ottica, magari con una staffa in metallo in corrispondenza interna, nelle astine paracanna… insomma.. un “cantiere aperto”!!
E, sotto, il lavoro finito, in tutto il suo splendore… 94 cm!! – dal vivo di volata dello spegnifiamma al terminale in gomma del calcio. Ecco il significato della “U”!
Ed ora... di corsa in riunione col SAG Riviera dei Fiori!! Un sacco di amici da rivedere... ed almeno un paio di birre da offrire!! "Custom" bagnato..