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Discussione: 5 Parka in Gore-Tex dell'esercito Italiano, Statunitense, Tedesco, Inglese e Francese

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    Predefinito 5 Parka in Gore-Tex dell'esercito Italiano, Statunitense, Tedesco, Inglese e Francese

    Premetto sin da subito che sono un chiacchierone, riuscirei a parlare per pagine intere anche di un bottone. Raccomando l’interesse a chi piace la lettura.

    Andrò ad esaminare e recensire i 5 parka in trilaminato più comuni in Italia, aventi mimetismi continentali utilizzati, o da poco sostituiti, dalle fanterie di Italia, Stati Uniti, Germania, Inghilterra e Francia. La recensione non riguarda i relativi pantaloni. A parte l’ECWCS americano, molti di loro non detengono la licenza ufficiale GORE-TEX®, ma i criteri di fabbricazione sono identici. Non è una gara tra qual è il migliore, ma solo una messa a confronto di parka aventi pari caratteristiche, in modo da aiutare chi cerca di spendere poco. Sarà una recensione simile a quando i giornali automobilistici mettono a confronto più auto della stessa classe.

    Ci tengo a ribadire che la recensione si concentra su prodotti confrontabili caratteristicamente parlando. Per evitare le solite spacconate della serie “con 10.000 lire ne trovi uno 10 volte migliore”, mettiamo in chiaro: so bene che esistono parka molto migliori di questi e che alcuni degli eserciti sopraindicati li hanno già sostituiti con altri o ne hanno di migliori costruiti appositamente per reparti speciali. So anche che se voglio ne trovo di nettamente superiori non appartenenti ad alcun famoso esercito e che il Simpatex, secondo alcuni, è questa grande e valida alternativa a buon mercato al Goretex. Ma non siamo qui per parlare di questo.

    Le prove pratiche sono state fatte giocando in condizioni avverse e, più nello specifico, con un test di resistenza all’acqua fatto in casa. E' stata presa la parte del tessuto senza cuciture e immersa in un contenitore, per formare una conca profonda 15 cm. La conca è stata riempita con acqua per 2 ore (con la parte mimetica a contatto con l'acqua), badando ad un eventuale gocciolamento sul fondo del contenitore, adeguatamente cronometrato qualora si fosse presentato. Ogni 20 minuti veniva immerso e strofinato energicamente per pochi minuti un corpo esterno sul fondo della conca (prima duttile, poi sempre più resistente), per simulare disturbi ordinari, quali rovi, rocce, corteccia o lo spallaccio di uno zaino. Quasi nessun parka ha ceduto alla prova. In 4 casi su 5 la parte interna della membrana è rimasta del tutto asciutta, sia visivamente che al tatto.

    Siccome ho dovuto testare questi parka avendo una sola vita a disposizione, sono pronto ad accogliere tra queste righe chiunque possa e voglia contribuire con delle informazioni preziose a me sfuggite, editando il messaggio e inserendo la sua testimonianza, con relativo riconoscimento. Ma badate bene, accetterò a tal proposito solo dati di fatto e non pareri personali: se non vi sta bene il mio punto di vista, scrivetevi la vostra recensione.

    Forse suscitando un sorriso, a discapito di qualche tradizionalista: non so in Italia chi per primo abbia battezzato tutti i giacconi militari e di forze dell’ordine “Gorotex”, cioè Goretex scritto con la “O”, ma vi dico solo che, nella maggior parte dei casi, riferirsi a loro come Goretex con la “E” è già sbagliato, figuriamoci con la “O”!



    Sopravvestito Policromo Modello 1997/2000, Forze Armate Italiane




    La Panoramica

    Nonostante la mia nazionalità, non perderò un secondo a difendere questo Parka, il quale presenta alcune caratteristiche a dir poco impopolari. Non mi lamenterei, se non fosse che ogni unità è costata allo stato una cifra abbastanza alta (sicuramente più di quello che valeva) e di conseguenza la maggior parte dei negozi tende ad imprimere sul nuovo un prezzo abbastanza alto. Tuttavia con un po’ di pazienza può essere reperito a poche decine di euro (da un minimo di 20 - 25), a patto che si abbia una corporatura ben piazzata o abbondante, perché le taglie più comuni sono ampiamente generose, oltre ad essere ampie anche per le misure stesse.


    La Fattura



    Inizialmente questi parka erano realizzati mantenendo uno standard accettabile di qualità, essendo prodotti in Italia e con buone direttive ministeriali. Erano più chiari, ricordando di colore la controparte statunitense, da cui acquisivano la notorietà. Pare che questi esemplari appartenenti ai primi lotti, fossero realizzati con membrana sotto reale contratto della Gore-Tex (il che spiegherebbe la somiglianza con il modello americano), oltre ad avere regolazioni di miglior fattura. Tuttavia col passare del tempo, l’avvento della produzione di materiale italiano su suolo sloveno e romeno (chi non ha mai sentito della “SC Lovers”?), colpì anche il suddetto parka, ritrovandosi, soprattutto negli ultimi lotti, a possedere una qualità dei materiali scadente, ma soprattutto una realizzazione vergognosa. Quelli che arrivano a noi spulciatori di mercatini, sono per la maggior parte i modelli prodotti in Romania e posseggono caratteristiche inaccettabili per un capo che deve sopportare un uso duro ed intensivo. Visto ciò, il mio esame si concentra sugli esemplari più comuni, considerando i primi modelli delle eccezioni, inopportune da inserire nella valutazione generale, perciò non cadete dalla nuvole nel leggere, se possedete un esemplare primordiale. C'è da ribadire comunque che poco prima di sbarcare in Romania, anche le ditte italiane non facevano più un buon lavoro. Questo parka viene spesso confuso e/o sostituito in caserma con quello americano. Guardate bene le differenze quando acquistate: quello che danno per americano potrebbe essere italiano e viceversa.



    Purtroppo è semplice riconoscere un parka italiano: è vistosamente ed inopportunamente lucido e scuro, l’occhio si storce sempre a vederlo. Le cuciture sono poche e mal indirizzate. Si vedono cuciture ripetute più volte nello stesso punto che spesso prendono direzioni diverse dalla linea da seguire. In alcuni punti nevralgici invece, non vi sono cuciture quasi per nulla. Altresì, se non ci sono già, si creano sfilacciature dappertutto. A volte dei lembi di stoffa sono palesemente fissati accavallati su se stessi (escludendo dove è richiesto). Maniche, tasche, cappucci, o altre parti mobili, sono talvolta attaccate storte, imprimendo di conseguenza un aspetto spiegazzato alla superficie. Inutile raccontare l’inevitabilità che intere parti collassino dal rimanere unite al minimo sfregamento. La membrana interna che divide il trilaminato dal nostro corpo è un velo: si sgretola con lo sfregamento di un po’ di sudore. I bottoni a pressione (o automatici) frontali col tempo si staccano tutti. E’ divertente leggere sulla direttiva ministeriale di costruzione, come ai bottoni automatici venga richiesta una elevata resistenza di chiusura, mentre in realtà non viene rispettata tale accortezza.


    La Composizione

    Non si può non notare che il disegno sia stato “scopiazzato” dai parka ECWCS statunitensi di prima generazione, a parte alcune soluzioni italiane. La logica direbbe, se proprio bisogna copiare, tanto vale farlo dal meglio. Tuttavia non basta mettersi a quattro zampe per essere un cavallo: il Ministero della Difesa è stato ingordo ed ambizioso, finendo per copiare (a quanto pare aspettando sagacemente la scadenza del brevetto americano) il parka più efficiente e complesso in circolazione, ma realizzandolo con la fattura di un costume di carnevale. E anche se, come detto precedentemente, i primi esemplari erano ben realizzati, c’era da aspettarsi un epilogo tragico con la produzione su larga scala per tutte le truppe.


    Sinistra vecchio modello, destra nuovo modello.

    Ma veniamo al design. E’ dotata di cappuccio fisso non a scomparsa (ergonomicamente abbastanza scomodo, poiché privo di restringimenti all’altezza del collo) con laccio di chiusura in canapa. Due tasconi inferiori a ingresso impermeabile con chiusura velcro-bottone-velcro, taschina rettangolare su braccio sinistro, fascia di fissaggio interna, prese d’aria ascellari con zip, regolazione dei polsi con velcro, portagrado frontale e portascudetto su braccio sinistro (non presenti su quello americano, poiché il trilaminato meno si buca, meglio è). Cerniera bi-direzionale (che si incastra spesso). Altri due tasconi interni pettorali, con chiusura a velcro.



    Una occhiata alle taglie. Solitamente con parka e giacconi militari italiani, basta prendere una taglia in meno a quella della propria uniforme di servizio, ma in questo caso potrebbero diventare anche due. Purtroppo le taglie piccole sono molto rare, la 42 e 44 (adeguate sarebbero rispettivamente 44-46 e 48) sono pressoché introvabili. Il parka policromo ha le taglie regolate per statura, ma non su tutti i numeri (vedi tabella ministeriale). La maggior parte delle taglie è disponibile, oltre che in statura regolare (STAT. R), anche in statura corta (STAT. C), lunga (STAT. L) o extra-lunga (STAT. XL), ma come già detto, non su tutti i numeri. Probabilmente la scelta è stata presa per non far rimanere sullo “stomaco” dei depositi le solite taglie impopolari.




    Strana caratteristica di questo parka è la lunghezza: lievemente sproporzionata. Tale peculiarità rende impacciati gli individui con corporatura bassa o medio bassa, oltre a dare lievemente fastidio, tanto che alcuni sono soliti portarlo con l’orlo rigirato e stretto alla vita (un po’ come si fa con la cerata o con le giacche a vento della Polizia nella Squadra Volante), per avere maggiore movibilità e potersi sedere o chinare agilmente.

    E’ dotato di una fodera a piumino interna estraibile, identica a quella della giacca da campagna (per chi non la conoscesse, è una fodera ispirata da quella della M65 Field Jacket americana, ma più lunga) ed è attaccabile tramite bottoni. Una scelta abbastanza discutibile, ma in fin dei conti efficace. Da una parte, inserire un piumino decisamente poco traspirante in un indumento tecnico prettamente portato alla traspirabilità, sembrerebbe un controsenso, ma ciò ha consentito di unire nella vestizione, una giacca antipioggia evoluta con una per il freddo invernale, risparmiando difatti un capo in più. Dopotutto molti eserciti hanno iniziato a servirsi di capi in trilaminato per compiti speciali e poi sono finiti ad utilizzarli ufficiosamente come giacche invernali per tutti i reparti, in favore della loro resistenza agli agenti atmosferici, costringendo i soldati ad agire solo sotto le BDU con pile e maglioni per coprirsi dal freddo, perché non vi era la predisposizione ad una fodera interna.


    Le Prestazioni

    Se ben conservato (è un parka di “salute” abbastanza cagionevole, fibra e termosaldature perdono di efficienza con poco) l’acqua la tiene bene, ma questa buona prestazione purtroppo è a discapito della traspirabilità. Quello che distingue un trilaminato da una comunissimo poncho o cerata, è la possibilità di prendere l’acqua, lasciando passare anche l’aria. Credo di non essere l’unico a ricordare memorabili sudate dentro il completo italiano, con la sua tipica consistenza da tovaglia di plastica e il rumoroso fruscio al minimo movimento. Pesantissimo, sia da portare con se nello zaino, sia da indossare, limita i movimenti, soprattutto se indossato sotto tattici o body in kevlar. Queste caratteristiche lo rendono più adatto a miti pescatori o cercatori di funghi, piuttosto che a cacciatori o softgunner, che hanno bisogno di silenzio, agilità e sudare poco.


    Le Conclusioni

    Pro: design modello USA, ottima proezione dal freddo.

    Contro: fabbricazione approssimativa, materiali scadenti e inadatti, rumoroso, pesante.



    Wasserdampfdurchlassiges 3-Lagen-Laminat, Bundeswehr




    La Panoramica



    Solitamente passa come un parka di serie B, ma non è necessariamente peggiore dei suoi colleghi. La sua colpa è quella di essere spartano nella forma, ma si rivela efficace in quanto a prestazioni. Essendo il Flecktarn molto diffuso come mimetismo economico, si tende a imprimere tale caratteristica anche al relativo parka, che conserva alcune caratteristiche congeniali ai softgunner. Non ci dimentichiamo che il nostro sport richiede in fin dei conti un equipaggiamento semplice, che ci permetta di andare avanti solo per poche ore alla settimana. Andare a farsi una partita con un parka supertecnologico e supercostoso, potrebbe essere anche fashion e performante, dandoci ovviamente molta soddisfazione personale (per carità, lo faccio pure io!), ma risulta come andare a caccia di mosche col bazooka e in caso di danneggiamento, non abbiamo dietro l’USSOCOM che ce ne ricompra un altro. Per cui, questi rimedi “spartani” si rivelano a volte adatti alle nostre esigenze, mantenendo un buon rapporto prestazioni/costo.

    Va detto però che il tessuto sente un po’ il peso degli anni, sia al tatto, che di progettualità (è in servizio dall’inizio dei ’90). Da più di un rivenditore (anche in Germania), ho notato molto divario di prezzo tra l’usato e il nuovo, ma non è detto che ciò significhi necessariamente un crollo delle prestazioni durante l’utilizzo.

    La facilità di reperire a un prezzo esiguo del mimetismo Flecktarn e la sua quasi somiglianza con la vegetazione italiana, ha creato nel tempo un lungo dibattito sull’effettiva utilità nel nostro paese di tale mimetismo, con la principale accusa che fosse troppo scuro o che non rompesse bene la sagoma. Non entrerò nel merito della questione, tuttavia vorrei spezzare una lancia a favore del parka tedesco che è in Flecktarn: il costo di circa una 30ina di euro spedito e la sua praticità, giustificano quel possibile “disagio” che creerebbe l’inadeguatezza del disegno.


    Due soldati tedeschi con trilaminato (destra), insieme ad un soldato americano (sinistra) con ECWCS.


    La Fattura



    E’ il più leggero di tutti. Solo toccandolo senza osservare l’interno, non sembra nemmeno un trilaminato. Ciò lo rende facile da compattare per l’eventuale trasporto in un buttpack, ma sempre facendo attenzione a non spiegazzarlo troppo: l’impermeabilità di questo tipo di materiale mal sopporta pieghe troppo accentuate. La zip frontale è molto piccolina, con dei guanti integrali non è facile manovrarla e con forti strattoni non è escluso che diminuisca di efficienza.




    La Composizione



    Niente di più semplice. Un cappuccio fisso e due tasconi inferiori. E' prevista una fodera interna, ma non è fissabile all'interno del parka, ne viene comunemente appaiata ad esso dalla maggior parte dei venditori (grazie a Die graüne Wölfe). Un’ampia patta, facilmente richiudibile con veloci bottoni automatici in plastica, passa su tutta la cerniera frontale. Restringimento tramite cordicella di cappuccio e orlo inferiore (quest’ultimo con fissanti in plastica) e regolazione dei polsi con le solite strisce di velcro. Bandiere tedesche fisse su entrambe le spalle, sotto ognuna di esse, un rettangolo di velcro per il grado (grazie a Die graune Wolfe per la correzione). Una composizione decisamente semplice e lineare, la quale non saprei se attribuire alla vetusta progettazione o all’essenzialità della concezione tedesca. Il risultato è un prodotto pratico ed immediato, che non delude chi desidera una soluzione contro pioggia e vento, senza spendere troppo, ne indossare uno scafandro. Le taglie sono semplici (non hanno la statura) e sono simili a quelle italiane, basta prendere una taglia in meno alla propria ed è fatta.


    Le Prestazioni

    Leggero come una piuma, forse anche troppo: veste un po’ “appeso”, tipo camice da lavoro, ma facilità tutti i movimenti e difficilmente rimane impigliato in qualcosa. Resiste perfettamente all’acqua e quasi ottimamente al vento. Molto traspirante e facile da piegare grazie alla sua morbidezza.


    Le Conclusioni

    Pro: libertà di movimento, prezzo, capacità di compattamento.

    Contro: un po' vecchiotto e spartano, cerniere "graciline".



    DPM MPV, British Armed Forces




    La Panoramica



    Soldati inglesi con MPV in condizioni di forte freddo.

    Forse quella tra tutte con il miglior rapporto qualità prezzo. E leggera, ma con tessuto robusto, di ottima qualità. Mantiene carichi i colori e intatte le termosaldature, anche col tempo. Non è la più economica di tutte, ma almeno il valore da usata (35 – 50€), rimane costante da rivenditore in rivenditore. Non si tratta del vero e proprio parka in goretex inglese, che sarebbe un altro, ma è altrettanto diffuso e noto, forse anche di più.


    La Fattura



    Il materiale è molto comodo: non è pesante e permette una discreta agilità di movimento. Allo stesso tempo però, è molto resistente. Anche da usata non presenta i tipici segni di spelacchiamento e le tonalità mimetiche non risentono eccessivamente del logoramento di luce, acqua e sfregamento.


    La Composizione

    E’ oltremodo essenziale. Non ha tasche, se non due cerniere pettorali per l’accesso alle tasche della BDU. Non ha una foderina separatrice, ne la predisposizione per una fodera termica. Il largo cappuccio è a scomparsa, ma bisogna fare attenzione a come piegarlo quando lo si richiude, poiché potrebbe irrigidire eccessivamente il colletto. Ingombra pochissimo spazio da piegata: occupa la metà di un buttpack di medie dimensioni. Per quanto riguarda le taglie, vale il discorso di comprare più piccolo delle indicazioni sull’etichetta.



    A meno che venditore italiano non abbia fatto una stima efficace, riadattando le misure alla taglia nazionale, va acquistata cercando di farsi specificare i numeri segnati sull’etichetta. Anche le misure militari inglesi si estendono per statura. Per questo motivo è importante assicurarsi che il venditore non stia fornendo solo la taglia, omettendo le altre misurazioni, se non vogliamo entrarci bene di altezza, ma magari due volte di larghezza. Purtroppo il tallone d’achille di questo parka sono le taglie piccole o molto grandi: i due estremi sono rari a vedersi e la maggior parte delle giacche in vendita ricoprono solo dalla 50 alla 56 circa, lasciando fuori dal 44 al 48 e dal 58 in su.




    Le prestazioni

    E’ un parka per chi in estate o mezza stagione, fa parecchi chilometri su terreni con forti sbalzi climatici e vuole proteggersi efficacemente da pioggia e vento, senza trasportare giacche pesanti ed inutilmente elaborate, ma soprattutto, che una volta indossato desideri la totale libertà dei movimenti principali. Tenuta di acqua e vento sono buone e la traspirabilità è ottima. Si asciuga in fretta.


    Le Conclusioni

    Pro: libertà di movimento, tessuto, tenacia del colore, capacità di compattamento.

    Contro: troppo spartano, cappuccio ingombrante quando chiuso nel colletto.



    ECWCS - Extended Cold Weather Clothing System, U.S. Armed Forces




    La Panoramica

    E’ il papà dei parka moderni. Il sistema ECWCS fu adottato nei primi anni ’90 dall’U.S. ARMY dopo oltre 10 anni di soli lotti creati per forze speciali (quasi nient’altro che prototipi), nei quali l’esercito statunitense investì nel famoso “Goretex”, materiale molto promettente, nato per uso tecnico civile (caccia, pesca, alpinismo) e riadattato, dopo molti test e scetticismo, ad uso militare specializzato. Il più comune è senz’altro la terza versione della prima generazione. Un design leggendario, parecchie volte ricopiato e reinterpretato. Ancora oggi si tiene “giovane”, pur se da molti anni superato.


    Da sinistra: parka italiano, ECWCS prima versione di prima generazione, ECWCS terza versione di prima generazione.

    Riguardo il prezzo, cito la frase ricorrente quando si chiede un consiglio su un buon parka: “Compra quello americano, spendi poco e hai un prodotto che funziona sul serio. Traspira e para ore di pioggia.”. Per “spendi poco” comunque, s’intende sempre che aria tira tra i prezzi dell’usato americano. Si va a mode: i prezzi ogni tanto invece di scendere, rimangono stazionari per interi anni o addirittura salgono. Ultimamente c’è un lieve rincaro: forse il deludente esordio del simpatex è terminato, e così si è preferito ritornare agli affezionati vecchi Parka U.S. made, sinonimo di efficienza a buon mercato. Perciò è difficile dare un prezzo a questo capo. Escludendo chi spara i soliti 100 e passa euro per un trilaminato di qualsiasi paese (solo perché qualcuno gli ha raccontato che è il migliore materiale dell’universo), c’è da calcolare che se comprato in Italia, il prezzo ha il diritto di essere un po’ più caro, poiché è un oggetto prodotto oltremare e la sua importazione non è la stessa di un parka europeo. Tuttavia non è impossibile trovare chi per 30-40 € ne “regala” uno in ottimo stato di conservazione. Teniamo sempre conto che il Gore-Tex non è eterno: anch’esso ha una data di scadenza (è occulta ai civili, non cercatela sul fondo del parka come se fosse uno yogurt), ciò non significa per forza un crollo netto delle prestazioni, ma solo il termine della garanzia di fabbrica e la possibilità che l’usura cominci a logorare il capo.


    La Fattura



    E’ come dovrebbe essere un parka: versatile e non eccessivamente ruvido. La sua praticità, efficacia e comoda vestibilità dei materiali, ha fatto si che divenisse un buon capo tecnico da portare anche in ambito casual. Infatti molti lo usano come giacca sportiva e ne apprezzano le qualità lasciando a casa il giubbotto buono. Anche se il cappotto militare casual per antonomasia è in cotone, è possibile vederle l’ECWCS indossato per le fredde strade di una grande città (soprattutto straniera), forte del fatto che nonostante non rientri tra i primi scopi del capo, mantiene comunque adeguatamente caldi.


    La Composizione

    La composizione è classica e ben nota. Il capo è dotato di cappuccio fisso non a scomparsa (ristretto all’altezza del collo, regolazione a laccio e restringenti in plastica) con bottoncini sulla visiera per aggancio pelliccia. Due tasconi inferiori a ingresso impermeabile con chiusura velcro-bottone-velcro, taschina rettangolare su braccio sinistro, fascia di fissaggio interna (altezza vita), prese d’aria ascellari con zip, regolazione dei polsi con velcro, portagrado frontale a cravattino. Tasconi interni pettorali, con chiusura a velcro. Ingresso interno alla manutenzione delle termosaldature. Nessuna predisposizione per fodera asportabile. Un design di praticissima utilità, ben studiato e collaudato. La cerniera bi-direzionale permette alle gambe di muoversi con facilità. Si vede sul tessuto il marchio Gore-Tex ben impresso. Le taglie sono ben facili da interpretare, a patto che si abbia già dimestichezza con le misure militari americane, sono le stesse delle BDU, non serve taglia più o taglia in meno.


    Le Prestazioni



    Non mi sbilancio se dico che è il migliore, sempre tenendo conto della fascia di prezzo che stiamo esaminando. E’ un piacere averlo con se in una fredda e umida mattinata domenicale, uno di quei momenti in cui il naso si condensa sgocciolando e il sole sembra non esistere più. Comodo e confortevole. Se nuovo, offre la massima resistenza a vento e pioggia, mantenendo una traspirabilità impeccabile. Purtroppo con l’utilizzo le chiazze nere del disegno mimetico si spelacchiano e diventano più chiare, caratteristica segnalata anche con le precedenti produzioni. Posso supporre che sia un difetto obbligato, nel senso che per ottenere quel genere di prestazioni, il nero in qualche modo tende a tenere meno. In ogni caso si tratta di un problema da nulla, di solo carattere estetico.


    Le Conclusioni

    Pro: design, prestazioni, efficienza generale.

    Contro: reperibilità discontinua, prezzo mai crollato veramente.



    Ensemble Intemperies Parka Bariole TE F2, Armées Françaises




    La Panoramica


    Sarà perchè i francesi hanno un po’ il vizio di stravolgere la normalità, con progetti bislacchi dalla natura sgargiante (vedasi le loro auto), ma questo parka presenta alcune soluzioni che definirei “strane” e uso un termine mite proprio perché tengo conto che questo manufatto è nato nel paese delle impennate artistiche di dubbia utilità. E’ il parka meno diffuso in Italia tra i 5 recensiti, ma ogni tanto, non si sa come, spunta fuori sui campi di gioco di una amichevole o un torneo. Il capo da me recensito è la prima edizione del suo modello (prima del mimetismo CCE, la Francia aveva in dotazione un parka OD), si distingue per l’assenza di tasche esterne e l’interno verde carico, anno 2000 circa. Ne furono realizzate altre due versioni, implementate l’una con l’aggiunta dei tasconi esterni bassi (2007), l’altra completamente rivista con una taschina sul braccio sinistro, un pile interno estraibile (Fourrure Polaire), l’eliminazione della patta a “doppio petto” e altri interventi minori (è in servizio da pochi anni). Tali modifiche su quest’ultima versione, ricordano decisamente il sistema ECWCS, nonostante di base questo parka non avesse orgogliosamente niente in comune con quello statunitense, da cui tutti prendono spunto, chi più, chi meno. Ciò fa pensare che i francesi stessi si siano resi conto col tempo, che aver fatto completamente di testa propria non ha pagato quanto pensavano.


    Seconda e terza versione a confronto.


    La Fattura

    Con un po’ di stupore e un lieve sogghigno, ho notato che alcuni particolari sono stati realizzati con materiali scadenti e poco durevoli, che esamineremo più avanti. Perciò, un punto in meno per il tanto osannato esercito francese, che finisce per risparmiare sui costi, proprio come i “poveri” italiani (che sicuramente nell’ultimo decennio hanno trascurato meno di loro il vestiario e i mimetismi delle truppe terrestri). Il trilaminato al tatto è bello robusto e alquanto sottile, purtroppo è un po’ rigido, non troppo per dare fastidio ai movimenti, ma abbastanza per fare un po’ di rumore durante l’utilizzo.




    La Composizione

    Collegandomi a ciò di cui parlavo all’inizio, è stato concepito senza amore, con un po’ di presunzione e qualche spreco.



    Soldati francesi equipaggiati con parka (due in piedi con ultime versioni, quello in ginocchio con seconda versione) insieme a soldati amercani con ECWCS.

    Nonostante a detta dei committenti i suoi 4 colleghi recensiti siano predisposti per l’utilizzo del cappuccio sopra l’elmetto, ma in realtà non lo sono affatto, il parka francese ha il cappuccio più ampio di tutti (compreso di regolazione elastica e visierina imbottita) e può realmente ospitare la calotta di un elmetto. Bene, ma a questo punto, si poteva mai pretendere che un cappuccio enorme (pensate che l’attacco occupa quasi tutta la circonferenza) potesse essere occultato piegandolo nel colletto? Direi proprio di no. Il risultato è un colletto che sembra un collare ortopedico. Anche piegando il cappuccio con prodigiosa maestria (fortunatamente la chiusura è bloccata dai bottoni e non dal velcro, così il risultato è più preciso), risulta comunque fastidioso e rende impossibile usare vest con protezione balistica al collo. La cerniera frontale è coperta da un “doppio petto” molto largo e insolito per un abito del genere e francamente sembrava non essere necessario, per di più, chiudendolo fin sopra, da il colpo di grazia al colletto già eccessivamente irrigidito dal cappuccio ripiegato all’interno. Su questa singolare patta si trova il quadrato di velcro per il grado.



    Anche se si fa largo uso dei bottoni a pressione (dalla tenuta un po’ deboluccia), il velcro utilizzato è piuttosto economico, col tempo si logora. L’orlo delle maniche è molto largo per aiutare l’innesto dei guanti: se si opta per tale soluzione e si decide di usare il velcro per la chiusura, risulterebbe ovvio che ne vada applicata una larga striscia. Oppure, per evitare di irrigidire il polso con troppo velcro, se ne applica una striscia più piccola, ma di ottima fattura (ce ne sono di varie qualità, quello americano ad esempio è il migliore). Niente di tutto ciò: la chiusura al polso è sostenuta da una strisciolina di velcro scadente, assolutamente troppo piccola per adempiere alla sua funzione. Il tessuto un po’ rigido e le pieghe multiple che crea il restringimento, fanno il resto per liberare la chiusura alla minima sollecitazione. Ricordiamoci che se non si stringono bene gli orli, il freddo sale all’interno della manica.

    Sono presenti sul parka le spalline d’ordinanza per i tubolari (presenti anche sui modelli più recenti). Ciò mi fa intuire che i francesi non abbiano ancora capito, a differenza di tutti gi altri eserciti, qual è un capo tecnologico da combattimento e quale uno che si porta in caserma. I parka in trilaminato fanno il loro accesso nel mondo militare lungo tutti gli anni ’90, un periodo transitivo per la vestizione del personale militare, che si è trasformato e plasmato sull’impronta della praticità di combattimento. Spariscono gli spallacci, i sistemi alice, il largo uso di canapa e qualsiasi ornamento caratteristico dalle uniformi da combattimento, anche a costo di rinunciare ad antiche tradizioni militari. Quasi nessun esercito quindi, soprattutto su un capo tecnico specifico per il combattimento avanzato, ha voluto conservare decorazioni inutili o soluzioni retrograde. Tranne i francesi, a quanto pare. Al che mi sorge spontanea una domanda, se le spalline erano così indispensabili, come mai non sono presenti sul loro parka desertico Thinsulate in mimetismo Daguet? Troppo moderno e tecnico per delle spalline? Bene, non potrebbero ragionare così globalmente? Forse me la sto prendendo troppo solo per due pezzetti di stoffa sulle spalle, sarà perché non sopporto chi concepisce un trilaminato, come una sfarzosa uniforme ottocentesca.



    C’è un risvolto all’altezza del petto che, secondo le istruzioni contenute all’interno, viene dato come “patta per alloggio impermeabile”. Chiamatemi pure ignorante, ma non ho mica capito a che serve: sono solo due lembi di pochi centimetri, senza niente sotto, a parte i rivetti che reggono le tasche interne. I cappelli di plastica ai capi dei restringimenti elastici (uno al cappuccio e l’altro all’orlo inferiore), sono abbastanza scadenti e di forma inadatta a un capo militare, si rompono con niente. La cerniera frontale è a doppio senso, bella grossa e facile da maneggiare anche con guanti e/o in situazioni di emergenza. All’altezza del petto ci sono due tasconi interni, accessibili da sotto la patta frontale. Queste tasche risultano molto comode e sono l’unico particolare in comune col noto ECWCS, il quale tuttavia non aveva le cerniere, ma una chiusura a velcro di discutibile comodità. Molte copie dell’ECWCS, sopratutto civili, in seguito adotteranno le cerniere per le tasche interne, si può considerare quindi il parka francese precursore di questa idea (non a caso questo tipo di tasca si chiama "Napoleone").

    Le taglie sono abbastanza semplici da interpretare, sono poche, regolate per statura e per ogni taglia non ci sono una esagerazione di lunghezze, solo due: “C”, corta, e “L”, lunga. Stranamente niente taglia regolare (su alcune non c’è nemmeno la corta). Un punto a favore quindi per la praticità di scelta della taglia, meno male che a qualcuno non importa di un millimetro in più o in meno. Si parte dalla 80 (XS), 88 (S), 96 (L), 104 (XL), 112 (XXL), 120 (3XL) e 128 (4XL); sulle ultime tre taglie non sono disponibili le stature corte.




    Le Prestazioni.

    Dopo tutte queste notizie poco entusiastiche, mi dispiace dover mettere la ciliegina sulla torta: è l’unico che con l’usura del tempo non ha tenuto l’acqua (da nuovo teneva). Tutti gli altri parka avevano un medio stato di usura e un lungo stato di servizio, ciò mi ha aiutato a testarne le vere prestazioni, (perché testare il nuovo non serve a niente). Nonostante l’età, tutti i parka recensiti hanno mantenuto l’impermeabilità, tranne questo. Al contrario del parka italiano, che ha sacrificato la traspirabilità per l’impermeabilità, quello francese mantiene freschi e asciutti dal sudore, ma bagnati dalla pioggia. Confido che le 2 versioni successive, distinguibili per il diverso colore del tessuto interno, siano state meglio realizzate.

    Le Conclusioni

    Pro: cappuccio ospitante l’elmetto, comode tasche interne, taglie facilmente interpretabili.

    Contro: scomodo, in alcuni punti inutile o scadente, non “tiene” l’acqua con la vecchiaia.
    Ultima modifica di Charly Driver; 26/02/2017 a 11:44

  2. #2
    SAM Maniaco


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    Bella guida/recensione! Molto utile ai nuovi: io stavo addocchiando quello Belga (sono sempre attirato dai camo strani) per sostituire il mio vetusto tedesco (che funziona ancora decentemente dopotutto)

    Ahab

  3. #3
    Spina L'avatar di ObZen
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    Molto bella e molto interessante questa guida, rep +

  4. #4
    Allievo disconosciuto di LUKY e TEX_ZEN .



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    tanta stima per il lavoro che hai fatto.
    rep+ meritatissima

  5. #5
    Recluta L'avatar di heartbomb
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    guida davvero interessante!

    stavo giusto pensando di prendermi un parka!

    rep+ meritatissima

  6. #6
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    Davvero utile, grazie rep+
    Ma se volessi prenderne uno diciamo originale, ad esempio un Ecwcs qui recensito, di che marca dovrei prenderlo?
    Su google ne ho trovato uno ma con mimetismo vegetato italiano, ma non penso sia originale, o sbaglio?
    e soprattutto, nuovi se ne trovano?

  7. #7
    Tutor


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    BRAVO !
    OTTIMO LAVORO ! rep+ obbligatoria.
    solo un osservazione: sul parka tedesco, il velcro sulle braccia, non serve alla patch di reparto ma per i gradi !
    Clicca sull'immagine per ingrandirla

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ID: 172969

  8. #8
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    Ringrazio tutti per i complimenti!

    Quote Originariamente inviata da Die graüne Wölfe Visualizza il messaggio
    BRAVO !
    OTTIMO LAVORO ! rep+ obbligatoria.
    solo un osservazione: sul parka tedesco, il velcro sulle braccia, non serve alla patch di reparto ma per i gradi !
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    Grazie mille, correggo subito.



    Quote Originariamente inviata da tanke Visualizza il messaggio
    Davvero utile, grazie rep+
    Ma se volessi prenderne uno diciamo originale, ad esempio un Ecwcs qui recensito, di che marca dovrei prenderlo?
    Su google ne ho trovato uno ma con mimetismo vegetato italiano, ma non penso sia originale, o sbaglio?
    e soprattutto, nuovi se ne trovano?
    Gli ECWCS sono governativi USA, vengono prodotti dalla ditta che ha l'appalto in quel momento. Ci sono una infinità di copie, come a loro volta vengono copiati anche i nuovi modelli italiani vegetati. Per cui se ne vuoi uno americano originale, devi vedere se ha questa etichetta:



    L'etichetta deve avere anche quel colore verde chiaro opaco (ed esempio l'etichetta della replica Royal o Miltec, non ricordo, è verde ma lucido). Nuovo è una parola grossa, diciamo che puoi sperare di trovarlo pari al nuovo
    Ultima modifica di Charly Driver; 20/11/2012 a 12:01

  9. #9
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    Predefinito 5 Parka in Gore-Tex dell'esercito Italiano, Statunitense, Tedesco, Inglese e Francese

    Complimenti! Appena mi collego dal pc ti rilascio la rep+.

  10. #10
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    Gli ECWCS sono governativi USA, vengono prodotti dalla ditta che ha l'appalto in quel momento. Ci sono una infinità di copie, come a loro volta vengono copiati anche i nuovi modelli italiani vegetati. Per cui se ne vuoi uno americano originale, devi vedere se ha questa etichetta:



    L'etichetta deve avere anche quel colore verde chiaro opaco (ed esempio l'etichetta della replica Royal o Miltec, non ricordo, è verde ma lucido). Nuovo è una parola grossa, diciamo che puoi sperare di trovarlo pari al nuovo

    Grazie 1000 anche per la foto dell'etichetta e dei consigli!
    Come hai detto tu, ne ho trovati ben pochi, sulla baia però c'è un venditore tedesco che ne vende di nuovi a 120 euro circa, gli ho chiesto di inviare la foto dell'etichetta, cosi mi faccio un'idea se sono autentici!

    Ho trovato però alcuni parka francesi issued, originali esercito francese a 40 euro, sempre sulla baia, vedrò anche quelli
    Ultima modifica di tanke; 21/11/2012 a 00:26

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goretex

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