Helmet, Mk V
Una lunga storia...
L'elmetto che accompagnò il fante britannico dalla fine degli anni '50 alla metà degli anni '80 è l'ultimo discendente di una linea evolutiva che alcuni fanno risalire addirittura al tredicesimo secolo. La linea delle “bacinelle” usate durante i due conflitti mondiali non si discosta molto, in effetti, da quella di certi elmi usati durante il periodo medievale. Il Mk I ed il Mk II furono la risposta alla richiesta di protezione che una guerra di trincea richiedeva, ma già all'inizio della seconda guerra ci si rese conto che un elmetto non doveva solo più riparare dalle minacce che provenivano dall'alto e si cominciò a porre attenzione anche ai colpi che potevano arrivare con traiettoria orizzontale. Nacque così il Mk III : la forma dello scafo esterno si fece più curva e si aumentò la distanza tra questa e l'imbottitura interna.
Questo modello cominciò ad essere prodotto alla fine del 1943, ma già l'anno seguente iniziarono a pervenire suggerimenti per un suo miglioramento. La modifica principale riguardò la possibilità di rimuovere più facilmente l'imbottitura, per poter usare la “cupola” come secchio: il guscio esterno venne pertanto reso stagno e si saldò all'interno un unico perno a cui si fissava l'imbottitura tramite un bottone automatico del tipo “lift-the-dot” . La versione così ottenuta venne denominata Helmet, Mk IV e fece la sua comparsa presso i reparti già nel 1945.
Alla fine degli anni '50 si ritenne poi necessario intervenire anche su forma e materiali dell'imbottitura, studiandone una nuova che garantisse un maggior confort pur rimanendo intercambiabile con il modello precedente per poter continuare ad utilizzare lo stesso guscio. Nacque così il Mk V , rimasto in produzione dal 1959 al 1986.
Descrizione
La calotta presenta una sagoma bassa e allungata ed è realizzata in lamiera d'acciaio al manganese, con il bordo rivestito da una lamina metallica che ha lo scopo di aumentare lo spessore di una parte dell'elmetto potenzialmente tagliente.
La falda anteriore è quasi simmetrica a quella posteriore, per cui non è facile di primo acchito riconoscere il davanti dal dietro; il frontale è comunque leggermente rialzato rispetto al piano dato dal bordo posteriore.
All'interno, in centro alla cupola, sporge il perno su cui fa presa l'aggancio dell'imbottitura, mentre il passante e la fibbia per il cinghietto sono rivettati ai lati. Il soggolo consiste in una spessa striscia di tessuto elasticizzato, di colore verde oliva, con un'estremità cucita raddoppiata per impedire l'uscita dal passante e l'altra rinforzata da un rivestimento metallico, per prevenirne lo sfilacciamento e agevolare la regolazione nella fibbia a strozzo.
Sia l'interno che l'esterno del guscio venivano dipinti in verde oliva, ma sono note variazioni e personalizzazioni, la più comune delle quali vede l'aggiunta di chiazze nere o marroni.
L'imbottitura è costituita da una specie di cestello: una sorta di grosso asterisco a 6 razze, realizzato in una strana fibra sintetica rosso scuro, è piegato a cupola finchè le estremità non incrociano una circonferenza dello stesso materiale. L'aggancio avviene per mezzo di bottoni a pressione.
All'estremità interna della cupola è posto un grosso blocchetto di gomma nera, sagomato a croce che riporta, incassato nel centro, un bottone del tipo “lift-the-dot” che consente l'aggancio tra imbottitura e calotta.
Altri blocchetti di gomma, a forma di cuneo, sono incollati alle estremità inferiori delle razze e fungono da distanziatori rispetto al guscio esterno.
L'interno della circonferenza è imbottito con spugna sintetica gialla, a sua volta coperta da una sorta di cuffia senza fondo, di lanetta verde oliva. La cuffia è fissata all'esterno della circonferenza per mezzo di asole che intercettano i bottoni automatici posti sulle razze.
Praticamente ogni parte dell'elmetto è marchiata e datata:
-la calotta presenta, all'interno e posteriormente, anno di fabbricazione in aggiunta ad alcuni codici riferiti, si presume, al fabbricante;
-su una delle razze dell'asterisco è riportato una sorta di NSN, la classica freccia dell'Intendenza, probabili codici fabbricante, anno di produzione e la scritta “front” per la razza da porsi anteriormente;
-sulla circonferenza è riportata la stessa scritta "front" (per consentire il montaggio corretto), la taglia, un codice fabbricante, l'anno di produzione, il NSN e la solita freccia;
-la cuffia in lanetta ha un'etichetta con l'indicazione del fabbricante, l'anno, il NSN e la freccia
-il soggolo riporta stampati il NSN, le sigle del produttore e l'anno di fabbricazione (essendo una parte soggetta a perdere facilmente la sua caratteristica di elasticità, ha continuato ad essere prodotta come ricambio ancora degli anni '90)
Stando alle testimonianze dell'epoca e sulla base anche di una breve prova pratica, il confort è discreto, specie d'inverno. I diversi strati dell'imbottitura (lanetta, spugna e distanziatori) svolgono un buon lavoro, attutendo gli urti ed assicurando una calzata “su misura”. Il grosso blocchetto di gomma in cima alla cupola partecipa inoltre a distribuire il peso sulla scatola cranica.
Il vero punto debole è il soggolo che, basandosi solo su 2 punti di aggancio, rende poco stabile l'elmetto, specie in caso in cui la testa venga voltata repentinamente: in pratica l'elmetto tende a non seguire la direzione della testa in quanto il cinghietto da solo non è in grado di assicurare una buona ritenzione
All'elmetto nel corso degli anni sono state abbinate diversi tipi di retina, destinate a facilitare il mascheramento; si distinguono tra loro per la differente ampiezza della maglia, ma non è possibile attribuirle con certezza ad un preciso periodo, stante la pluralità di produttori. Generalmente erano comunque di colore verde oliva ed ad esse venivano fissati elementi di iuta prelevati da vecchie reti per la mimetizzazione campale (quindi verde scuro o marrone scuro), brandelli di sciarpa a rete (verde oliva) e, specie negli anni '80, spezzoni di reti per mezzi in materiale sintetico, trattate IR.
Una copertura ricavata da tela per sacchetti di sabbia poteva essere tesa al di sotto della rete, per evitare il riflesso di parti che avessero perso la verniciatura (es il bordo dell'elmetto). Sono anche note realizzazioni di coperture di fattura sartoriale in tessuto, con schema mimetico tipo DPM68