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Discussione: Uniforme da paracadutista belga modello M56

  1. #1
    Soldataccio
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    Uniforme da paracadutista belga modello M56


    Premessa:
    Mi sono sempre piaciute le cose vecchio stile, specialmente i capi da parà, soprattutto gli smock; molto più pratici, a mio parere, delle classiche camicie da combattimento, nonché molto più affascinanti (e diciamocelo era roba fatta ancora con criterio). Sfortunatamente gli Stati Uniti non sono mai stati all’avanguardia al riguardo, mentre nel CommonWealth e in alcune zone d’Europa si può attingere a piene mani. Proprio dal Belgio proviene questo magnifico ensemble da parà modello m/56.


    Un po’ di (non) storia:
    Se avessi le competenze necessarie per scrivere sulle uniformi da parà ci sarebbe da riempirne un libro intero. Sui modelli, a partire dalle variazioni dei capostipiti knochensack tedeschi, per passare agli inglesi denison e windproof, le statunitensi m42/m43/m51/m65, i paramarines, la perfetta tap47/51 e via discorrendo.
    Parallelamente si potrebbero esaminare i mimetismi, dai più costosi serigrafati tedeschi ai casalinghi windproof, fino ai leopard, precursori delle tiger stripe.
    Ancor più parallelamente dovrei esaminare conflitti e utilizzatori, dal periodo intraguerre mondiali, il secondo conflitto, la ricostruzione francese, indocina, algeria, africa coloniale ecc…
    Sfortunatamente non possiedo le competenze sopracitate, quindi passo direttamente alla descrizione del completo.
    Il completo:

    Il modello in questione stato prodotto dal 1956, già in produzione da qualche tempo prima, ma aggiornato con il mimetismo modello brushstroke (di chiara ispirazione windproof britannica) che andava a sostituire il precedente simile ma molto più affascinante moon and balls e precedeva il modello 1958 nel fantastico jigsaw pattern. Questi modelli furono però usati fino alla metà degli anni ’80, fosse necessaria testimonianza della loro bontà. Ebbero grossa visibilità nei conflitti africani sin dagli anni ‘60 (indosso a militari e mercenari) da essere volgarmente chiamati “congo uniform”.

    Lo smock non è di certo un capo estivo, realizzato in pesante e resistente cotone antivento per resistere ai rigori di un lancio aereo. La vestibilità è tipicamente comoda (ma non lasca) per poter essere indossato sopra l’uniforme da combattimento. Aiuta anche creando uno strato d’aria isolante all’interno per proteggere meglio dal clima esterno.
    (vista frontale)

    Il taglio è fortemente ispirato (ottima scelta!) dal modello francese (tap 47/56, volgarmente detta “algerian”, pur mantenendo la coda di castoro da abbottonare per evitare svolazzamenti durante il lancio dei precedenti 47/51-47/52-47/53, a voler spaccare il capello).


    (confronto con il modello francese Mle 1947/52 Troupes Aero-Portee (TAP) in mimetismo leòpard)



    Questo accorgimento piuttosto odiato fu rimosso dai francesi sin dal 1954, ma rimase presente in altri modelli (pur cucito o rimosso spesso) fino oltre gli anni ’80. Inglesi, sveglia!. Particolare menzione va ai bottoni della coda di castoro, piccoli capolavori di ingegneria dalla curiosa forma a ufo che fa saltare alla mente i b-movie degli anni ’50. Klaatu, barada nikto! . Si deve sollevare la parte centrale altrimenti non si sganciano. Una volta fissi è più facile (mica tanto!) strappare via il tessuto.


    (particolare dei bottoni della beavertail)


    Tornando a cose meno facete lo smock è chiuso da una zip a tutta lunghezza (il francese ha invece furbamente la mezza zip) oltre ad una fila di automatici. Le regolazioni sono ampie, sul fondo ci sono due tab con automatici, oltre ad un nastro di tessuto per stringere in vita, mentre sui polsini sono presenti 2 bottoni. Bottoni che chiudono anche le 4 tasche frontali, non troppo grandi a dir la verità per chi è abituato ai canadesi, ma sicuramente più sicuri degli automatici. I gomiti sono extra rinforzati con toppe di tessuto, sono presenti le scomode spalline portagrado e gli agganci automatici per un cappuccio. Andando verso le cose utili per noi esaminiamo le tasche. Esternamente sono 4 verticali, chiuse ognuna da 3 bottoni. I bottoni sono presenti a 2 diverse altezze, ci fosse la necessità di chiuderle più strette se non piene. Le tasche pettorali hanno dimensioni molto generose, paragonabili ad una saw pouch, ci vanno comodamente 5-6 caricatori colt ognuna (la pettorale ha al suo interno 3 scomparti portapenne). Le tasche basse hanno invece stessa larghezza, ma sono qualche cm più corte.

    (tasche frontali)



    (confronto col modello francese)


    Ma sono molto utili, sostituiscono comodamente un tattico per giocate così o lo coadiuvano in caso di eventi più impegnativi. Internamente sono presenti due tasche (aperture verticale sile napoleon pockets), senza chiusura, ma visto il loro particolare disegno è improbabile perdere la roba al loro interno. Anche esse sono ampie, un 25x15 cm.


    (particolare delle tasche interne, si intravede la data 1956 nell’etichetta)


    Nessuna tasca sul retro (il modello francese ha la “portafagiani”, il tascone a tunnel come si vede nei giacchetti da caccia.)
    (retro)


    Passiamo alla parte sotto, ovvero i pantaloni.

    Essi ricalcano piuttosto fedelmente gli windproof inglesi. Chiusi da una fila di bottoni (oltre che da un nastro, presente anche sul fondo per stringerli alle caviglie) e con numerosi agganci per le bretelle, sono ben rinforzati sul cavallo e sulle ginocchia, non c’è pericolo di strapparli. Peccato che abbiano le 2 classiche tasche ai lati senza alcun tipo di chiusura (che non sono troppo utilizzabili essendone prive) e la capacità di carico sia limitata ad un'unica cargo pocket sul lato sinistro, peraltro senza soffietto e chiusa da un singolo bottone centrale.
    (particolare delle tasche)

    Qua i francesi fanno scuola, gli stupendi tap 47/51 hanno le tasche chiuse da una zip oltre a 2 cargo pockets con i soffietti doppi e altre 3 tasche sul frontale. Certo, sono ottimamente resistenti, non temono di certo i rovi, ma avrei preferito tasche più utilizzabili. Niente tasche sul retro, nemmeno in questo caso.
    (a confronto con i pantaloni francesi, ovvero come dovrebbe essere un paio di pantaloni da parà che si rispetti, perfetti)

    (tasche a confronto)


    Un breve cenno va al mimetismo brushstroke. Non sono un fan dei digitali e mi pioacciono questi vecchi mimetismi a “pennellate” (che comunque a modo loro stanno ritornando). Questo, con base verde chiaro e macchie verde più scuro e rossiccio marrone sembrano mischiarsi piuttosto bene con il nostro ambiente. Non rendono invisibili di certo, ma di certo non si vede risaltare il bianco come nella aor2 o il nero delle marpat. Ho fatto un paio di foto per rendere l’idea.

















    In conclusione, questo capo ha appena compiuto 55 anni. Certo, dal 1950 la tecnologia ha fatto passi da gigante, non è un arcteryx o una patagonia (che poi sarei curioso di vedere tra 50 anni, se reggono quanto le ORC tanto basta ), è solamente un pezzo vintage e ben fatto come un raffinato abito d’epoca, non certo come molto ciarpame odierno. Se i materiali sembrano (e nemmeno lo sono) superati il design non lo è di certo, almeno un paio di case note (Woolrich col suo algerian per dirne uno) si ispirano a questi modelli sventolandolo con orgoglio, consolidando quello che c’è di buono del passato e aggiornandolo con le nuove tecnologie, come andrebbe fatto.


    (confronto tra il modello francese, il modello recensito e l’”indovina un po’ da chi ho copiato?” EoTac operator grade field jacket)



    (Gli ultimi 2 a confronto)



    Da riscoprire. E da utilizzare per fare il mercenario congolese o angolano, soprattutto la giacca.
    Giusto in quel momento vennero a dirgli che il Re voleva parlargli.
    Veramente non era il Re che voleva parlargli, perché il Re non parla con nessuno, ma uno di coloro per bocca dei quali parla il Re, quando ha da dire qualche cosa
    .

  2. #2
    Recluta L'avatar di heartbomb
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    i miei complimenti per questa rece

    è bello riscoprire gli equipaggiamenti di una volta..

  3. #3
    Soldataccio
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    grazie, in realtà non è una rarità, si trova abbastanza comunemente come surplus a prezzo abbastanza modico.

    ecco un paio di foto di mercenari belgi in katanga con indosso capi simili, probabilmente quelli in leòpard sono francesi. si intravede anche un modello in jigsaw 1959.






  4. #4
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    Bella recensione e grandiosi capi! Effettivamente il "denison" belga è considerato il fratellino povero di quelli inglesi (che hanno imparato a venderseli cari, 'tacci loro...) però è sempre affascinante. Ma soprattutto complimenti per lo smock TAP, mi è sempre piaciuto!

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