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Discussione: II TROFEO APULIA "Operazione Mamma li Turchi"

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  1. #1
    Spina L'avatar di Walter Drago
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    ASD Spartani Soft Air Taranto
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    06 Dec 2009
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    Bellissiama esperienza da parte del Team 9mm, ottima organizzazione, anche scenografica. Credo che al sud siamo al Top...
    Mi permetto di far notare una sola cosa, a mio avviso ci sarebbe voluto un po di spazio/tempo per socializzare (grigliate o altro), magari da fare nel pomeriggio di domenica o un paio di ore la sera del sabato. Penso che la socializzazione tra team sia uno degli aspetti da non trascurare in questo splendido sport.
    GRAZIE A TUTTI E IN CULO ALLA BALENA

  2. #2
    Spina L'avatar di nic_lo
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    Team 9mm
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    13 Jan 2011
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    Saluti da Turco 9 alias Team 9mm di Taranto, tutto fantastico, tutto bellissimo, tutto di tutto, un ringraziamento di cuore dal Team 9mm la felicità di tutto il Team 9mm, cioè anche di quelli che non hanno partecipato, è stata uguale a quella di chi ha partecipato al film Mamma li Turchi a mio dire meritevole di Oscar, un grazie al CISA che spero da settembre ne faremo parte anche noi, e a tutti gli organizzatori dell'evento.
    P.S. unico problema che abbiamo riscontrato in qualche obiettivo è stato quello di arrivare dalla giusta direzione risolvibile inserendo insieme alle coordinate se arrivare da Nord, Est, ecc., perchè per esempio dopo aver ingaggiato l'OBJ dei Religiosi e si andava verso quello della Miniera ci si trovava seguendo le coordinate ad incontrarlo nella posizione opposta, quindi a chiedere luce verde in un punto sbagliato.
    Comungue bene così e spero di rivederci a presto con tutti i Team dell'organizzazione e tutti i Team da Turco 1 a Turco 16

  3. #3
    Spina L'avatar di Skulls Lecce
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    19 Jan 2011
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    Anche se in netto ritardo, il club Skulls Lecce (Turco 6) fa i suoi complimenti a tutta l'organizzazione C.I.S.A.. L'evento è stato impeccabile in organizzazione, pianificazione e locantions.
    La bellezza di Otranto e di tutte le sue località limitrofe ha reso ancora più stimolante lo svolgimento della missione. Particolari obiettivi ci hanno reso fieri di prender parte a questa manifestazione.
    Un particolare ringraziamento al club Highlanders nostri maestri d'esperienza, in particolare a CAPO.

    Un saluto Skulls Lecce.

  4. #4
    Spina L'avatar di Terrible Noxus Team
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    17 Jan 2011
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    -ciao a tutti anche se fra gli ultimi anche qua ; a nome di tutti i T.N.T. (turco10) ringrazio tutti gli organizatori e anche i partecipanti ci avete fatto divertire tantissimo x noi era il primo torneo e siamo rimasti sbalorditi
    e stato un piacere conoscere gente nuove e in gamba e sopratutto simpatica!! ancora un bravissimi e complimenti a tutti gli organizatori unici!!!
    ciao (goblin)

  5. #5
    Spina L'avatar di CAPO
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  6. #6
    Spina L'avatar di Ruzzolo
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    MAST Battipaglia
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    08 Mar 2010
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    Quote Originariamente inviata da CAPO Visualizza il messaggio
    mamma che grandi che siete !!! Superbo !

  7. #7
    In attesa di conferma In attesa della conferma e-mail
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    19 Oct 2008
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    ...NONNO-PINO TEAM:CHE SPETTACOLO!

  8. #8
    Spina L'avatar di CAPO
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    HIGHLANDERS LECCE
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    17 Apr 2007
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    che elementi...................

  9. #9
    Spina L'avatar di Walker_DainoForce
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    25 Oct 2010
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    Ragazzi, che dire, è stata un'esperienza fantastica ! ! !
    Piccola premessa: prima di leggervi questo mio de-briefing assicuratevi di avere parecchio tempo a vostra disposizione, visto che nello scrivere mi sono lasciato prendere un po’ la mano e mi sono soffermato su ogni obj e fatto rilevante di quello che è stato un fine-settimana da incorniciare!

    Già dai primi briefing con la squadra si vedeva che l'entusiasmo di partecipare ad un torneo così intricato nella sua struttura era veramente alto e con un tipo di gioco che, da quello che si poteva evincere dai video e dal book di missione, ci permette di mettere in campo non solo la nostra mira ma anche la nostra capacità di improvvisare e interpretare la situazione ci siamo caricati a pallettoni!
    Il viaggio poi è stato tutto un programma: 8 ragazzi con qualche rotella fuori posto dentro un pulmino per più di 700km è stato da piegarsi dalle risate dalla partenza all’arrivo, con tutti gli imprevisti del caso…
    Arrivati ad Otranto la prima tappa è stato l’agriturismo (e a questo punto parte il primo ringraziamento a Ares degli Highlanders per avercelo consigliato) dove l’accoglienza è stata a dir poco calorosa, quasi come se fossimo di casa!
    Emozionante è stato poi rivedere tanti volti amici e riabbracciarci in un clima pressoché famigliare, specialmente per me che appena ho mostrato la mia faccia in pubblico molte persone mi hanno riconosciuto come “quell’infame della NASA di Operation Cobra” (Capo sa bene a cosa mi riferisco…).
    Dopo il briefing nel castello aragonese, il giro in gommone nel porto con quelle virate e accelerazioni improvvise (che ho vissuto personalmente sulla mia pelle) sono stati i primi brividi di quello che poi si è rivelato un week-end veramente spettacolare in tutto e per tutto, per non parlare poi del rapimento col furgone (piccolo appunto: la prossima volta che volete rapire qualcuno fategli prima consegnare radio e telefoni e chiudetelo in un furgone senza finestre, giusto per rendere la cosa più realistica e coinvolgente).
    Senza stare a scendere troppo nei particolari, il proseguimento della serata è stato veramente avvincente: dall’operazione con l’arma corta per liberare i capisquadra presi come prigionieri fino all’agenzia immobiliare siamo stati travolti da una catena di eventi coinvolgente in ogni suo momento.
    ORE 7.00: PRONTI – VIA! Primo obj obbligato: “Famiglia dei Pescatori”.
    Io e il Asko ci caliamo nella parte di 2 pescatori locali (con tanto di CROCKS e sandali ai piedi e canne da pesca al seguito) ci facciamo un bel paio di km per aggirare un lago e ci presentiamo all’incontro con ZI’NGIO’ per pescare LI CANNULICCHI: ci siamo guardati intorno prima di iniziare con l’attacco vero e proprio e sinceramente non ci aspettavamo così tanti difensori (da regolamento è previsto un massimo di 8 difensori e lo sapevamo ma sinceramente ci siamo trovati un poco spiazzati durante l’ingaggio), raccolte tutte le prove fotografiche che ci servivano non siamo però riusciti a raccogliere la chiave senza far scattare la bomba.
    Come partenza non è stata delle migliori, ma ormai sappiamo bene che ad ogni torneo fino a quando non attacchi il tuo primo obj, non hai in corpo l’adrenalina e lo spirito di poter dare il 110% e “pulire il melo” come si dice dalle parti nostre.
    Da lì partiamo per tornare al pulmino e ci prepariamo per attaccare l’obj della “Famiglia dei Guerrieri”: a valutare meglio la situazione saremmo potuti partire con addosso i sundek e l’asciugamano nello zaino visto il meraviglioso mare che ci siamo trovati di fronte.
    Boiate a parte, in questo obj ci siamo trovati una difesa a nostro parere UN PO’ TROPPO SPIETATA: gente appostata negli angoli più nascosti e inaccessibili, cecchini che sparano da pertugi su altane ben protette e nessun tipo di nascondiglio a nostra disposizione per poter mettere in atto una manovra di avanzamento che non prevedesse il quasi certo suicidio di ogni singolo componente del team nel tentativo di abbattere i difensori.
    Nonostante il malumore generale per la realtà che ci siamo trovati davanti nessuno di noi ha perso il controllo e, per distogliere l’attenzione da quella situazione, ci siamo messi a guardare il mare e a rimpiangere il fatto di trovarci lì solo per attaccare un obj e non per farci un bel bagno dopo essere stati divorati vivi da nuvole di zanzare nell’attesa di attaccare!
    Sicuramente l’obj era espugnabile, sarebbe bastata una dose di carica in più nelle nostre batterie e un po’ più di volontà di fare irruzione e non di “sopravvivere” alla difesa, sicuramente qualcuno ha fatto meglio di noi ed è riuscito a terminare l’obj con successo: questo è quello che ci ripetevamo per cercare di non dare la colpa del nostro insuccesso ad altri, ma a noi stessi, così da spronarci a vicenda a fare meglio in tutti gli altri obj di un torneo che per noi era appena all’inizio.
    “NESSUNO E’ MORTO FINO A QUANDO NON E’ SEPOLTO!”
    Tappa successiva: “Famiglia dei Mercanti”.
    Il nostro contatto Abu Jamal ci spiega quello che sarà il nostro piano d’azione per conquistare l’obj: trovare per lui dei diamanti all’interno del mercato, trovare e seguire il cuoco del capofamiglia, recuperare il pezzo della chiave, ATTENZIONE: all’interno del mercato non è possibile sparare!
    Quello che ci siamo trovati davanti questa volta è stato trascinante e coinvolgente al punto da farci quasi dimenticare lo scopo della nostra missione: nel mercato c’erano amici che si incontravano, venditori pronti a piazzarti qualsiasi cosa a prezzi ragionevoli, belle ragazze, come in un vero mercato! E poi c’era lui, il cuoco: tipico abbigliamento con giacca bianca e cappello da chef in testa, lo seguiamo in un vicolo dietro il mercato, eliminiamo senza alcun problema 2 sentinelle in modalità ONE SHOOT ONE KILL ma qualche brivido inizia a correrci lungo la schiena quando osservando il pavimento ci accorgiamo che c’erano pallini sparsi ovunque e che quindi di lì a poco sarebbe certamente partito uno scontro a fuoco col nemico!
    Detto fatto: il nostro scout non si è accorto, come del resto tutti noi, di alcune fotocellule poste lungo il vicolo che hanno fatto saltare l’allarme e, di conseguenza, hanno dato il segnale a parecchie guardie armate di iniziare a crivellarci di colpi da ogni angolo, sottoscala o pertugio a disposizione.
    Anche in questo caso ci siamo fatti sovrastare dall’elevato numero di difensori e dal fatto di non essere stati in gradi di individuare con immediatezza la posizione esatta di alcuni cecchini e, come già successo poco prima, non siamo riusciti a completare a pieno l’obj e, dopo aver visto quello che sarebbe stato il proseguimento della missione e fatto qualche foto assieme a tutto lo staff dell’obj, ci siamo ritirati con l’amaro in bocca e le pive nel sacco, anche questa volta.
    La volontà di incolpare di nuovo gli altri del nostro insuccesso, inutile dirlo, era tanta, ma quello che ci premeva di più era la voglia di fare meglio e di farlo in fretta, visto che di lì a poche ore si sarebbe fatto buoi, che ancora non eravamo neanche a metà del nostro percorso e che l’obj che ci siamo prefissati di voler raggiungere prima del tramonto era distante: la “Famiglia dei Ladri e degli Assassini”.
    Prima di lasciare il nostro mezzo per partire alla volta dell’obj c’è stato un momento di indecisione in squadra sul fatto di volerci portare dietro non solo lo stretto necessario per attaccare il nostro prossimo obj, ma anche l’abbigliamento per gli altri 2 obj nelle vicinanze (“Famiglia dei Religiosi” e “La Miniera”): si è discusso qualche momento fino a quando il nostro comandante Fox ha preso la decisione di lasciare sul mezzo tutta l’attrezzatura e le divise da minatori e di portarci in più soltanto “un saio grigio da frate”…
    La decisione si rivelò poi essere corretta, visto i km che separavano i vari obj, ma in vicinanza della Masseria dell’Orte ci siamo resi conto che è arrivata con qualche minuto di ritardo: la notte ci è sembrata calarci addosso all’improvviso e abbiamo attaccato l’obj senza l’aiuto della luce diurna, che ci eravamo prefissati come aiuto fondamentale per l’ingaggio in questo tipo di scenario, fatto di bunker sotterranei (a noi ancora sconosciuti) e di scogliere scoscese e pericolose.
    All’ingresso dell’obj un cecchino ha attirato la nostra attenzione su una vecchia masseria che poteva essere per noi un possibile nascondiglio ma che si è rivelata soltanto una perdita di tempo prezioso, visto le numerose stanze che la componevano e la nostra minuziosa ricerca di indizi ovunque.
    Abbandonata quella costruzione fatiscente ci accorgiamo che a un centinaio di metri dal rudere c’era una fioca luce azzurra verso le scogliere: avvicinandoci facendo attenzione alle rocce e ai buchi tra di esse, ci rendiamo sempre più conto che quello era il nostro obiettivo e a darci la certezza delle nostre ipotesi è stata una guardia venuta fuori da un bunker proprio sotto quella luce, seguita da altre nascoste nelle vicinanze dal favore delle tenebre.
    Questa volta riusciamo a debellare tutte le difese, ma il tempo tiranno ci ha lasciato pochi minuti per entrare nel meccanismo intricato e contorto dell’obj vero e proprio fatto di falsi boss, infiniti bunker sotterranei da esplorare e automatismi nascosti da oggetti comuni, come un comodino che se sbloccato con la procedura corretta rivelava il nascondiglio segreto del vero capofamiglia e il segreto per giungere alla chiave.
    Il punteggio era chiaro: OTRANTO 4 – DAINOFORCE 0.
    Per sdrammatizzare il momento ci soffermiamo alcuni minuti a fare qualche risata con Beppe (presidente dei Go Devils e del coordinamento CISA nonché nostra vecchia conoscenza) condita da sinceri ringraziamenti per averci coinvolto in quest’avvincente esperienza e per aver organizzato un torneo secondo il nostro parere di alto livello, non tanto fisico (viste la possibilità di spostarsi con mezzi propri e la quasi totale assenza di dislivelli) quanto complesso, appassionante e vario in ogni suo aspetto, dalle suggestive location alla diversità di situazioni ricreate all’interno di ogni singolo obj.
    Il morale della squadra stava scendendo all’altezza degli anfibi, ma nell’aria riecheggiava sempre quella frase capace di farti ricredere, di darti il coraggio, la voglia di rivincita e la forza di andare avanti come se non fosse successo niente: “NESSUNO E’ MORTO FINO A QUANDO NON E’ SEPOLTO!”
    Ci dirigiamo verso la “Famiglia dei Religiosi” distante da noi circa 4 km e ci imbattiamo nei ragazzi della Protezione Civile a presidio del check-point di passaggio obbligatorio ai quali vanno la nostra stima e i nostri ringraziamenti per lo spirito e l’allegria con cui hanno affrontato quelle giornate intense ma soprattutto lunghe, visto che il loro unico compito era quello di rimanere fermi in un’area di sosta e aiutare le squadre come potevano: bloccando i mezzi in circolazione su quello che era un pericoloso rettilineo frequentato da riders lanciati a tutta velocità e dando sostegno ai softgunners di passaggio con parole di incoraggiamento e qualche bottiglia d’acqua fresca.
    Grazie a questo lieto incontro il morale del team riprende quota e ogni passo ci portava sempre più vicini a quello che sarebbe stata la svolta della nostra avventura.
    Sapevamo che l’obj sarebbe stato sicuramente frequentato da religiosi con tanto di saio e ci siamo preparati a dovere per dare sfoggio di quelle caratteristiche proverbiali che da sempre caratterizzano il torneo che organizziamo in casa nostra: INTERPRETAZIONE e IMPROVISAZIONE!
    Spogliatomi di tutto ciò che potesse avere una parvenza militare, entro dal cancello principale dell’obj con indosso quel saio menzionato sopra e una pistola nascosta nella manica destra mentre con la mano sinistra “benedicevo” con voce pacata le guardie armate che mi puntavano addosso le torce dei loro fucili dicendo loro “PACE E BENE FRATELLI”!
    Con una scusa riesco a superare le guardie armate e, scortato da una di queste, mi faccio condurre verso una cripta veramente inquietante nel quale stava avendo luogo una sorta di sacrificio umano: due monaci accompagnati da un boia incappucciato armato di scure stavano dando l’estrema unzione a quello che poteva essere il nostro infiltrato nella setta, andava liberato al più presto e in modo da non far scattare alcun genere di allarme QUESTA VOLTA.
    Quando uno dei monaci mi spiega che l’uomo legato era un turco infedele io faccio un passo indietro in modo da non intralciare col rituale (in realtà qualche metro in più di distanza da loro mi avrebbe dato modo di avere un maggior raggio d’azione e avrebbe risparmiato a quei ragazzi un po’ di dolore, visto che un pallino sparato da una pistola a CO2 a distanza ravvicinata non è tanto piacevole…) e nel momento in cui il boia alza la scure e tutti sono concentrati su quel gesto entro in azione: estraggo dalla lunga manica destra del saio la mia SIG SAUER e sparo 4 colpi in rapida successione dopo aver deciso come colpirli (prima la guardia armata, poi il boia e infine i 2 monaci).
    Dopo quei 4 colpi è piombato un silenzio agghiacciante durato non più di un paio di secondi ma che ha lasciato tutti i presenti, arbitro compreso, immobili: io dovevo capire se tutti i colpi erano andati a segno e gli altri di sicuro si sono trovati spiazzati da una mossa del genere; per fortuna i colpi hanno sortito tutti il loro effetto e i personaggi sono stramazzati a terra senza fare alcun fiato!
    Ricordo bene di aver guardato l’arbitro negli occhi dopo quest’azione, sembrava che fosse stato appena lobotomizzato e non dava più alcun segno di coscienza, mentre l’ostaggio una volta liberato mi ha chiesto “Chi ti ha mandato?”; proprio in quel momento sento per radio i miei compagni che circondati dal vento freddo di quella notte e ancora fuori dall’obj mi chiedevano cosa fosse successo, la mia risposta è stata: “Ne ho ammazzati 4 e ho liberato l’ostaggio, vedo cos’altro posso fare!”
    Messo al riparo il nostro infiltrato torno nel cortile di sopra, dove avevo contato almeno altre 3 guardie armate e col solito PACE E BENE FRATELLI cerco di raccoglierli in un unico punto vicino a me così da completare l’opera, ma non tutto può andare sempre come previsto: infatti le guardie hanno immaginato cosa fosse successo nella cripta e, vista la palese situazione di inferiorità numerica, ho cercato con un ultimo impeto di colpirne quanti più potevo, visto che ormai la mia copertura era saltata e chiamare la squadra sarebbe stato vano per come si sono sviluppati gli eventi.
    Ne ho colpito uno, quello più vicino a me, e gridando a gran voce COLPITO ho dato segnale alla mia squadra di fare irruzione e finire il lavoro: le sentinelle a difesa del campo avevano tutte le torce al fucile accese, individuarle e colpirle non è stato difficile, il nostro contatto ha guidato il team all’interno di uno stretto cunicolo lungo un’ottantina di metri e terminante in una stanza in completo stile “Tomb Rider” o “Indiana Jones”, ricca di meccanismi molto scenografici e simpatici rettili striscianti, dove finalmente siamo riusciti ad ottenere il nostro primo pezzo della chiave.
    Il morale era salito alle stelle, le scenografie erano quelle degne di un film horror in piena regola, la compagnia dei ragazzi della 1° Legio Ruffano era ottima e, ultimo ma non ultimo, il punteggio finalmente registrava un picco verso l’alto: FINALMENTE iniziamo a capire che esserci fatti più di 700 km ne ha valso veramente la pena.
    OTRANTO 4 – DAINO FORCE 1 !
    Dopo quest’obj completato nel migliore dei modi ci sentivamo pronti ad asfaltare ogni altra difficoltà che ci saremmo trovati di fronte, che si trattasse di km da macinare o di difensori all’interno degli altri obj da eliminare; a questo punto occorre festeggiare il lieto e tanto atteso evento e, per farlo, ci siamo concessi una doccia al nostro agriturismo e un panino caldo nell’unico punto di ristoro aperto alle 4 di notte dove, per “mischiarci tra la folla”, siamo entrati in abiti da cantonieri già pronti per affrontare “La Miniera” (inutile descrivere tutti i modi in cui la gente ci lanciava delle occhiatacce come per dire “Ma questi da dove vengono???”).
    Qui troviamo ad accoglierci la nostra cara amica Black Mamba la quale non aspettava altro che vederci in azione in un obj studiato da lei e dai suoi Highlanders (per una volta tanto!) e già dal nostro ingresso credo che non abbiamo per nulla deluso le sue aspettative: ci siamo presentati alle guardie poste all’ingresso del cantiere della miniera come una squadra di lavoro chiamata dal capofamiglia Rocco Ferilli per eseguire degli scavi approfonditi nel sottosuolo, con tanto di fax inviatoci da lui stesso con la suddetta richiesta (chiaramente preparato da noi) e con i fucili chiusi dentro le loro valigie spacciati per attrezzi da lavoro delle marche più disparate (io che ho una valigia abbastanza ingombrante non potevo dire che fosse Bosch, ma qualcosa del tipo Komatzu Komakatzu!).
    Superato il primo posto di blocco senza difficoltà ci mischiamo alla folla di operai in sciopero, capitanati da niente meno che Capo, cercando di parlare una specie di dialetto che potesse sembrare un idioma locale: una volta guadagnataci anche la fiducia dei presenti iniziamo a cercare il nostro contatto “Gino” all’interno del campo il quale ci da delle dritte per arrivare al luogo dove è sotterrata la chiave e come poterla raggiungerla.
    Entriamo nei cunicoli della miniera posta una trentina di metri più in giù del campo base degli altri operai e qui vi troviamo Rocco, il quale cerca in maniera vana di aprire un forziere contenente la tanto bramata chiave: per aprirlo era necessario entrare in possesso di 4 chiavi custodite personalmente da alcuni operai e, per convincerli a consegnarcele senza ostilità, la parola d’ordine era “U sul, u mar, u jentu” (che tradotto da un tipico proverbio salentino significa “Il sole, il mare, il vento).
    Sempre cercando di parlare come dei pugliesi al mercato del pesce riusciamo a raccogliere le 4 chiavi del forziere e, una volta aperto, Rocco ha cercato in ogni maniera di comprarci quello che vi era racchiuso all’interno facendoci così perdere del tempo prezioso; ma l’interno della miniera è video sorvegliato e ogni nostra mossa falsa sarebbe subito stata notata dal campo base degli operai e di conseguenza sarebbe scattato un allarme, così per evitare quest’inconveniente convinciamo Rocco ad uscire dalla miniera e,una volta all’esterno, lo freddiamo con 2 colpi di pistola alla schiena.
    Ci dirigiamo verso l’uscita del cantiere come se niente fosse successo e, con la chiave ben nascosta e con la scusa che il nostro turno di lavoro era finito, usciamo indisturbati dal campo e così facendo riusciamo per la seconda volta consecutiva a completare l’obj senza intoppi di alcun genere e con un’allegria e una gioia in corpo impossibili da descrivere viste le nostre disavventure del giorno prima.
    Dopo tutto quello che noi abbiamo fatto passare ai ragazzi degli Highlanders di Lecce al nostro torneo, nei loro volti era facile cogliere la felicità di averci messo per una volta tanto alla prova in un loro obj e, allo stesso tempo, l’amarezza di non essere riusciti a metterci in difficoltà; terminato l’obj ci siamo trattenuti per diverso tempo con loro a parlare di come stesse andando il torneo dalla nostra parte e dalla loro, visto e considerato che ci rimanevano ancora 2 obj e 9 ore prima di dover esfiltrare, e ci siamo sentiti trattati come dei graditi ospiti piuttosto che come degli incursori ostili.
    A questo punto potevamo veramente parlare di rimonta, la carica e l’entusiasmo che ci stava velocemente irradiando erano l’energia migliore che potessimo trovare in noi stessi per poter affrontare le ultime ore della gara e, in particolar modo, il nostro prossimo obj nella tabella di marcia: “Famiglia dei Nobili”.
    Ci dirigiamo al nostro agriturismo dove io e Fox ci tiriamo “a balestra” per entrare all’interno di un’asta dove ci saremmo dovuti aggiudicare la Villa Tamborino, ultimo baluardo di una delle 8 famiglie che custodivano i segreti del monaco Pantaleone: mentre noi 2 entriamo in questa splendida villa e ci aggiudichiamo l’asta i nostri compagni attendono trepidanti e armati il nostro segnale per fare irruzione ed eliminare le guardie poste a difesa dell’edificio ma, una volta che io mi reco nella stanza del nobile padrone dell’immobile, ecco che arriva l’imprevisto che non ti puoi aspettare e che sconvolge tutti i tuoi piani.
    Mi sono trovato da solo nell’ufficio del nobile e mentre gli offro un colpo di pistola in fronte al posto dei soldi per comprare la villa lo costringo ad aprire la cassaforte posta dietro ad un quadro; spostando quel quadro si riusciva a vedere quello che sembrava l’innesco di un congegno elettrico e, in quel preciso momento, si sente un allarme provenire dal giardino sottostante: convinto del fatto che il nobile abbia fatto scattare quell’allarme di proposito spostando il quadro lo elimino senza tanti complimenti con un colpo singolo alla schiena (se stai leggendo questo mio de-briefing ci tengo a chiederti ancora scusa per la distanza ravvicinata dalla quale ti ho colpito) ignaro, come del resto gli altri ragazzi del team, del fatto che quell’allarme non faceva parte in alcun modo dell’obj ma era l’antifurto di una macchina poco lontana dalla villa!
    A questo punto l’improvvisazione e il rapido adattamento alla situazione creatasi dovevano essere le nostre armi migliori per completare l’obj, visto che il nobile era un componente importante (ma poi abbiamo dimostrato contro ogni pronostico essere non indispensabile) per compiere tutti i passi verso la chiave da noi tanto bramata: dopo l’irruzione del team all’interno del piazzale di fronte alla villa io mi trovavo bloccato all’interno dell’ufficio e, tutto quello che potevo fare, è stato gridare dal terrazzo ai miei compagni che si sarebbero dovuti dirigere verso la parte più alta del giardino, come era riportato su di una pergamena custodita all’interno della cassaforte.
    Come se tutto ciò non bastasse, nel tentativo di uscire da quell’ufficio mi sono trovato faccia a faccia con una delle guardie poste a difesa della villa e ci siamo colpiti a vicenda prima ancora di poter mettere piede fuori dalla porta!
    Ad attenderci nel giardino vi erano delle guardie nascoste che hanno dato del filo da torcere ai nostri Sam e Brutus, i quali ancora oggi descrivono quell’ingaggio come il più bello da loro affrontato in tutta la gara, vista l’immane quantità di pallini sparata e la perfetta intesa raggiunta nel coprirsi a vicenda e avanzare verso il nemico senza mai dargli modo di mettere la testa o qualsiasi altra parte del corpo fuori dal suo riparo.
    Eliminate tutte le guardie troviamo in questo giardino un’urna contenente le ceneri di un nobile morto da tempo e, senza il prezioso aiuto del nobile ucciso senza motivo, riusciamo a trovare una grotta posta al livello inferiore del giardino e custodita da due monaci al cui interno, dopo essere venuti a capo a dei congegni fantascientifici fatti di laser e di fontane che interrompono il loro flusso per dar modo vedere quello che si celava sotto l’acqua, riusciamo a raccogliere la chiave pochi secondi prima dello scadere del tempo a nostra disposizione.
    Anche qui l’accoglienza è stata delle migliori, pur essendo la prima volta che ci siamo incontrati, e le risate non sono mancate quando ho avuto modo di spiegare ai presenti il perché di quel mio gesto che a tutti è sembrato folle e immotivato.
    Abbiamo ancora diverse ore per portare a termine il nostro ultimo obj ma, nell’andare a toglierci uno scomodo vestito nero da gran gala per passare alla più familiare mimetica, cerchiamo di non perdere troppo tempo nel dirigerci verso quello che avevamo pronosticato essere l’ingaggio a fuoco più coinvolgente dell’intero torneo: quello contro il carro armato della “Famiglia dei Medici e dei Dotti”.
    L’obj dista circa un km dal parcheggio e lungo il tragitto ci imbattiamo con delle pattuglia che sembravano essere di contro interdizione; per fortuna riusciamo ad aggirarle senza farci notare e, una volta giunti in prossimità dell’obj, ci mattiamo in attesa di luce verde.
    All’incontro con noi prima dell’ingaggio si presentano 2 uomini che ci consegnano i piani di costruzione del blindato accompagnati da una lettera dell’ingegnere che lo ha progettato: osservando bene il progetto abbiamo individuato nel retro del carro un foro circolare che fungeva da ingresso per l’aria al vano motore e decidiamo insieme che se quel mezzo doveva avere un unico punto debole per poterlo annientare non poteva essere che quello.
    L’ingaggio a fuoco con gli uomini posti a guardia dell’avamposto dura non più di un paio di minuti e riusciamo ad entrare nell’armeria senza aver subito perdite tra i nostri ranghi: qui troviamo dei candelotti che sembravano essere della misura giusta per poter entrare nella fessura del carro e, presone uno, ci dirigiamo verso dei rumori che sembravano essere quelli di un mezzo cingolato.
    In un primo momento, una volta presa visione del blindato, ci fermiamo al riparo dai suoi colpi per renderci conto di che cosa ci trovassimo di fronte: era un carro cingolato alto più di 2 metri, mimetismo woodland, con un soldato che sparava dalla ralla e probabilmente un altro al posto di guida.
    Il nostro stupore dura qualche secondo, in 6 disponiamo lungo un muretto per poter tenere a bada l’uomo sulla ralla cha ci sparava contro mentre altri 2 cercano un modo per poter prendere il carro alle spalle senza essere colpiti; riusciamo ad eliminare l’uomo sulla ralla e prendiamo il carro dal fianco per non essere visti dal pilota, infiliamo il candelotto nella presa d’aria e ci fiondiamo verso un riparo in modo da non essere coinvolti nell’esplosione del cingolato.
    Con quest’azione termina la prima fase dell’obj e, dopo i dovuti e più che meritati complimenti per il carro conditi con foto di rito, veniamo accompagnati fino alle porte esterne del laboratorio dove avremmo dovuto eliminare in modalità stealth alcuni medici e rubarne l’identità, camice e guanti in lattice compresi.
    Li eliminiamo senza fare il minimo rumore, memorizziamo i dati che troviamo sui cartellini di riconoscimento che portavano sul camice ed entriamo nella struttura dove ci troviamo di fronte ad una sala operatoria in cui “il sommo”, steso in un lettino e collegato a delle macchine, era ormai in fase terminale e per riuscire a farci dare le informazioni per trovare la chiave dovevamo comunicare con lui tramite un computer.
    Mentre in 3 cercano indizi in ogni angolo della sala operatoria senza dare troppi sospetti al medico di turno io mi posiziono davanti al computer e cerco di comunicare col sommo: lo convinco del fatto che io sono il figlio che lui credeva morto e lo induco a darmi la sua fiducia quando alla domanda “Perché cerchi il potere?” io gli rispondo “Non cerco potere, cerco conoscenza”.
    A questo punto la sala operatoria entra in allarme, partono una sirena e un lampeggiante rosso nella stanza mentre il sommo, con le sue ultime parole a monitor e con la comparsa improvvisa del suo spirito tra di noi (un uomo con il volto scheletrico, una tunica rosso sangue e una voce raggelante che rimbombava in quei pochi metri quadri di stanza) ci indica la via per raggiungere la chiave.
    Arriviamo ad una sorta di santuario, con 2 monaci posti a guardia di questo, e troviamo la chiave di una porta all’interno di una teca di vetro, con un’apertura sulla parete superiore simile a quella di un salvadanaio, e ci viene comunicato che se non avessimo estratto in tempo la chiave dalla teca questa si sarebbe sciolta nell’acido, irrigato all’interno della teca, e il nostro tentativo si sarebbe rivelato vano.
    Dopo diversi tentativi riusciamo ad estrarre la chiave dalla teca con delle bacchette ricurve e uno dei monaci ci porge la chiave che stavamo cercando in cambio di quella che era nella teca.
    La nostra avventura poteva sembrare giunta al termine, ma avevamo ancora un’ultima cosa da fare: contattare telefonicamente l’arabo Nagib (che ci aveva ingaggiati per una missione prima del nostro arrivo ad Otranto) e consegnargli dei diamanti che siamo riusciti a recuperare durante le nostre peripezie.
    È FINITA! Quello che è stato è stato, i giochi per noi si sono conclusi e giunti a questo punto non ci rimane che attendere l’esito della classifica.
    Comunichiamo all’organizzazione la nostra esfiltrazione e torniamo in agriturismo a goderci una bella doccia calda, dei vestiti puliti e un lauto pasto prima di recarci dall’organizzazione per consegnare tutto il materiale da noi raccolto durante la gara e per il conteggio dei punti.
    La premiazione si svolge in una piazza di fronte al porto di Otranto dove dai volti di ogni partecipante, dal primo all’ultimo, traspare soltanto la felicità di essere stati partecipi ad un evento del genere, la gioia di aver passato dei giorni fantastici e l’impazienza di sapere chi si sarebbe aggiudicato i tanto ambiti premi messi in palio per l’interpretazione, il fair-play e per il punteggio globale accumulato in queste intense giornate.
    Dopo i ringraziamenti da parte dell’assessore al turismo del comune di Otranto (divenuto improvvisamente idolo delle folle) il momento della premiazione inizia nel migliore dei modi e la Daino Force viene chiamata a ricevere il premio fair play: inutile dire quanto fossimo felici ed onorati di aver ricevuto quest’encomio e, a pensarci bene, la felicità di aver vinto quella coppa si è raddoppiata considerando che gli altri premi erano degli elmi spartani, delle targhette incise su vetro e un piatto decorato simbolo della cultura locale e che quindi l’unica coppa in palio l’avevamo vinta noi!
    La classifica poi è stata imparziale e ha dato ai Taz Aprilia il merito del primo posto e ai Future Drow il riconoscimento del premio per la miglior interpretazione; il nostro punteggio è risultato essere quinto in classifica generale e, visto e considerato la poca esperienza di alcuni membri del team in tornei del genere e le nostre disavventure iniziali, quel posto ce lo siamo sentiti più che giusto.
    Prima di andarcene cogliamo quanto più tempo possibile per ringraziare tutta l’organizzazione per l’ottima riuscita dell’evento e per salutare tutte quelle persone che siamo stati felici rivedere e di conoscere in questi giorni; lasciamo poi la piazza ancora gremita di partecipanti e semplici curiosi ignari del fatto che la nostra odissea nel tornare a casa sarebbe durata ancora altre 24 ore, MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA…

    Detto ciò non mi rimane che trarre le conclusioni e iniziare con i ringraziamenti da parte mia e di tutto il team Daino Force:
    · Grazie al nostro amico Beppe, presidente del comitato CISA per aver messo in piedi un evento di tali proporzioni e di averlo fatto nel migliore dei modi;
    · Grazie a tutti i team che compongono il CISA per essere riusciti a creare degli obj coinvolgenti e capaci di sfruttare tutte le bellezze naturali che Otranto ha da offrire;
    · Grazie ai nostri amici Capo e Black Mamba per aver insistito fino all’inverosimile per convincerci a farci più di 700 km per essere partecipi a questo splendido evento di soft-air e di amicizia;
    · Grazie alla città di Otranto che ha saputo accoglierci come solo una madre sa fare con i suoi figli venuti da lontano;
    · Grazie a tutte le squadre partecipanti per il clima di amicizia che si è venuto a creare sin dal momento del nostro arrivo e per aver creduto come noi in quest’evento;
    · Grazie ai ragazzi della Protezione Civile per la loro pazienza dimostrata nel rimanere a guardia di alcuni punti di passaggio obbligatori per l’intera durata della gara e per l’accoglienza e il calore che ci hanno saputo dimostrare;
    · Grazie a tutti gli sponsor che come noi hanno creduto in questa manifestazione e hanno messo a disposizione dell’organizzazione i loro mezzi e le loro attrezzature;
    · Grazie a tutti i membri del mio team che nonostante gli imprevisti e i problemi che si sono verificati sono rimasti coesi fino alla fine e hanno reso possibile un ottimo posto in classifica e con l’onestà e il puro spirito di gioco hanno reso possibile anche il trofeo fair-play;
    · Grazie in fine a tutti quelli che non ho citato, non per dimenticanza ma perché dopo questo lungo racconto il mio computer mi sta implorando di smettere di scrivere!

    Spero di rivedervi tutti quanti molto presto, se non in giro per l’Italia magari al prossimo Apulia.

    Ciao a tutti
    Walker
    Daino Force S.A.T.

  10. #10
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    Bel debriefing!!

    su questo link troverete un po di foto...le stiamo caricando piano piano...

    https://www.redaxes.it/index.php?mod...11_36h_Otranto
    Ultima modifica di Mr. skull; 11/05/2011 a 21:17

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