Dopo varie pressioni (per rispetto non farò nomi) mi sono deciso a finire questa recensione, che era stata lasciata inconclusa a macerare nel mio PC da quasi un semestre. Dal momento che l’oggetto è abbastanza particolare e da sempre suscita curiosità, penso che potrà interessare sentirne parlare un po'.
Panoramica.
Si tratta di una replica vittima della solita contraddizione Marushin. E’ palesemente progettata per stare lontana dai campi da gioco, visto il calibro 8mm e complessità di parti e funzionamento. Allora, direte voi, eccelle nella finezza di particolari e materiali, no? No. E’ un ingombrante fronzolo, abbastanza inutile, impacciato per stare sul campo e abbastanza grezzo per essere chiamato da “collezione”. Almeno funziona a dovere? Sì e no. La meccanica è solo accettabile, ha un funzionamento unico, ma non brilla di luce propria. E’ leggermente delicato e di progettazione non eccezionale. Poco male comunque, non è certo un fucile progettato per il game.
La storia.
Si trattò del primo ed ultimo calibro 10/12 con funzionamento a leva. Nonostante il progetto fosse riuscito bene, lo schema non venne riproposto (a parte che col fratello maggiore M1901). L’idea era quella velocizzare il caricamento generalmente lento di cui soffriva il calibro 12, così su consiglio di John Browning, la Winchester adottò il level-action che si rivelò un enorme successo. Nonostante fosse ergonomicamente scomodo come un Thompson e costruito a cavallo tra due imprese belliche americane, venne utilizzato svariati campi, come law enforcement, caccia, difesa personale o addirittura nell’esercito in via non ufficiale. Più interessante delle origini è forse il suo ruolo nella famosa pellicola di James Cameron: Terminator 2. Il 1887 fu modificato e accorciato, diventando l’icona del vecchio e fidato compagno di disavventure, dall’impareggiabile fascino old-style. Ed è proprio contando su Terminator 2 che la Marushin lanciò la linea M1887.
I due modelli.
La linea è composta da due esemplari: quello standard (guards gun) e quello short di Terminator 2. Ad un’occhiata superficiale sembrerebbe che le uniche differenze tra i due siano canna e calcio accorciati. Invece no. Su quello corto, a parte alcune piccolezze come il paragrilletto interrotto, una vistosa scritta “T2 is a registered trademark of StudioCanal image S.A.” sul lato della cassa, vi sono due differenze non poco importanti. Lo standard ha calcio e inserti anteriori in vero legno e tra i due la differenza di costo è praticamente assente, anzi, in alcuni negozi costa di più il corto che il lungo. Va da se che non ha senso pagare di più qualcosa che ha meno. Inizialmente volevo comprare quello corto, poi mi sono detto, perché non modifico personalmente quello standard? Taglio canna, calcio e un pezzetto di paragrilletto e otterrò lo stesso risultato dello short avendolo in legno, senza scritta invadente, spendendo meno e con un’aria più realistica. Poi non ho avuto più il coraggio di farlo, ma comunque resta un’ottima idea. Circa 8-9 anni fa veniva venduto un costoso kit in legno per la versione short, ma già all’epoca era una perla rara. Infine, un altro buon motivo per scegliere il modello standard è la questione del sistema LD-2. Siccome il progetto della replica risale a svariati anni fa, la Marushin ha pensato bene di sostituire sui più richiesti M1887 versione Terminator e successivamente i Guards Gun, un nuovo sistema di funzionamento chiamato LD-2. Attualmente, anche se non riportato, tutti i 1887 versione corta che vedete in vendita sono dotati del nuovo sistema. Direte voi: allora è una cosa buona? Non tanto. Non ho ben capito le differenze tra il vecchio e il nuovo sistema, ma leggendo vari pareri sul web e parlando con alcuni amici inglesi collezionisti, pare che si tratti di un completo fallimento, che da il colpo di grazia ad una meccanica già delicata e di moderato successo. L’M1887 versione standard che ho recensito è sopravvissuto all’ammodernamento. EDIT: Nel 2012 ci sono state delle riedizioni della Marushin stessa (e anche di una nuova casa LC), ove gli esemplari sul mercato hanno cambiato dotazione sostituendo il finto legno e convertendo tutto all'LD2. Per manetenere un prezzo competitivo la qualità dei materiali e la cura dei dettagli risulta essere vagamente peggiori dei vecchi modelli.
L’estetica.
Siccome ci sono un sacco di affezionati lettori a cui non frega niente della storia, dei modelli, del funzionamento, etc., risponderò immediatamente all’eterna domanda: no, non è full-metal... ma neanche full-plastic. E’ un progetto vecchio, quando questo shogun fu replicato il metallo era roba di ricchi signori, ma è stato comunque utilizzato (dove serviva e di buona qualità). Scheletro, parti mobili, parti metalliche, viti e magazine tube (tubo-caricatore che passa sotto la canna) sono metalliche, il resto è un ottima plastica. Come già menzionato le parti di legno, una volta tanto sono… di legno, e neanche tanto economico. Non so bene quale legno sia, ma è di discreta qualità, volendo i perfezionisti possono persono evitare di scartavetrare e trattare. L’ABS utilizzato non trasmette il massimo della verosimiglianza (ricorda molto quello di una Tanaka), ma è solido, di ottima qualità, assorbe molto bene urti e graffi. Se mettiamo da parte il meccanismo, che andremo ad esaminare più avanti, il fucile vanta una discreta robustezza. Scricchiolii assenti (dopo aver spessorato le impugnature anteriori) e l’aggancio tra calcio e fucile, uno dei punti di maggiore stress per la robustezza, sembra mantenere perfettamente. E' riprodotto un unico marchio, ma in maniera eccellente.
La Funzionalità.
Parlando del real-steel, non si può fare a meno di notare perché il sistema di caricamento a pompa ha vinto su quello a leva. Il caricamento azionato dalla stessa mano che preme il grilletto implica che dobbiamo lasciare la presa principale dell’arma ad ogni colpo incamerato. Mentre la leva è abbassata, gli unici punti d’appoggio dell’arma saranno la presa anteriore che dovrà premere il calcio sulla spalla affinché il fucile non scivoli. Ciò non è il massimo per rimanere in puntamento, ma fortunatamente non spareremmo a palla unica. La replica invece risente lievemente del troppo metallo concentrato nel posteriore, ciò lo sbilancia di un po' e complessivamente è abbastanza leggero, ma tutto ciò a voler cavillare. L’ingresso delle munizioni è un po’ scomodo, lo vedremo meglio più avanti.
La Meccanica.
E bene ricordare che stiamo parlando di 8mm, un pallino semplicemente più grosso, ma non riconosciuto come utilizzabile sui campi da gioco. Il fucile ha una capacità di 5 cartucce + 1. Ogni cartuccia può portare un massimo di 3 pallini, ovviamente più pallini si inseriscono minore sarà la potenza del colpo. Il serbatoio è situato nella leva, quindi il gas va inserito ad otturatore aperto. La capacità del serbatoio è per la sola carica di 5 + 1. Lo schema è lo stesso di un fucile a pompa, solo che invece della pompa, le cartucce vengono portate dal magazine-tube in posizione di sparo, tramite leva. Sul 1887 il cane è esterno, per cui si può manovrare come se fosse quello di una normale pistola. Come sull’M1897, possiamo avere il colpo in canna e disinserire il martello manualmente; questa manovra è considerata la sicura dell’arma. Già dalla prima volta di utilizzo ci accorgiamo che non abbiamo a che fare con un capolavoro. La leva, a meno che il cane non sia inserito, non rimane bloccata all’interno del fucile (non ha fermi!), ma cerca sempre di aprirsi, spinta dal suo peso. Ciò è alquanto antipatico, come quando ci dimentichiamo la cintura dei pantaloni e dobbiamo passare tutta la giornata a tirarci su le braghe. L’inserimento delle cartucce è scomodo e poco agevole, le prime volte ci si fa male al pollice. La molla d’espulsione dei bossoli non è come quella di un arma vera, essi saltano troppo vicini, ma va considerato il loro peso rispetto ad un vero bossolo vuoto. L’ultima espulsione blocca il bossolo sulla porta per segnalare la fine del caricatore. L’innesto delle cartucce è ruvido e poco fluido se si aziona il fucile lentamente, sotto la pressione di un rapid-fire si comporta meglio. Sul fianco sinistro della cassa si nota che una parte del meccanismo “straripa” lievemente fuori dall’alloggiamento.
Potenza e precisione.
La potenza è di poco sotto il joule. Non ne sono sicuro, ma vista la semplicità delle cartucce, se si ha la manualità necessaria, credo che possano essere convertite per sparare i normali 6mm, a questo punto però bisognerebbe ridurre i buchi della valvola per non andare over-joule. Lo dico solo per una questione di praticità, gli 8mm sono scomodi e costosi. Per regolare l’hop-up c’è una chiave apposita. La precisione non delude, anche grazie alle mire intuitive.
Conclusioni.
Mi sembra lampante che si tratta di uno “sfizio”, non venga in mente di portarlo sul campo o di pretendere miracoli nelle prestazioni. Nulla a col softair non collezionistico. Si può usare in giardino o come ornamento da camino. Per quello che deve fare va bene, ma non ciedetegli altro!
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