Colt Law Enforcement Carbine Model 6920 e H&K MK23, Custom form "I Am Legend"
Vorrei presentarvi un paio di custom tratti dal film “Io Sono Leggenda”. I custom non sono semplicemente basati o ispirati, bensì fatti il più simili possibile agli originali, considerato il materiale a disposizione nel mondo delle repliche e non. Per quanto riguarda il film, carino ma non eccezionale. Forse con uno schema narrativo un po’ troppo convenzionale, più attento ad essere comprensibile e compatibile con tutte le fasce di spettatori, piuttosto che a concentrarsi sui vari aspetti del dramma. Il fucile invece, un Colt Law Enforcement Carbine Model 6920, mi ha colpito subito sin dalla prima scena, in virtù della sua pulizia e sobrietà, senza scivolare nell’esercizio gratuito dell’aggiunta di accessori. – Va detto che sono un amante degli AR-15 (volgarmente chiamati M4/M16), ma perlopiù dei vecchi modelli e difficilmente vado oltre la modernità di un M4A1, che è il mio limite. – Fermo restando che aggiungere un EOTech su un G36 non è un custom, ultimamente ho notato che non è la ricercatezza e il colpo d’occhio di un custom quello che importa a renderlo più appetibile, piuttosto la quantità di accessori che si montano. Un po’ come dire che un brano con più strumenti è migliore di uno con pochi, o che un dipinto con tanti colori è più bello rispetto ad uno che ne ha meno. Il custom che propongo è semplice e non ha richiesto la creazione di pezzi da zero, ma non per questo privo di impegno nella ricerca e realizzazione. Mi piace puntualizzarlo, perché vedo sempre di più custom chiassosi, sovraccarichi, spesso pacchiani e vorrei far riflettere sul fatto che, come insegna anche il cinema, basta poco, anche cambiare un piccolissimo componente, per modificare ad hoc un’arma e renderla interessante.
La base è un M4A1 della ICS (in origine era un pistol); ha una ottima verniciatura nera e non grigia opaca, la più simile che avevo a disposizione al Model 6920. Peccato per i marchi al laser, ovverosia non scolpiti (tra l’altro diversi da quelli che mi occorrevano). Nel film viene mostrato in due o tre configurazioni, ho assemblato quella che preferivo tra le varie. I pezzi principali sono:
RIS Knight’s. Il solito, niente di che. Giusto un appunto: in alcune scene del film sul fucile c’è un rail floating. Quella è un simulacro dummy, utilizzato per gli stunt o le scene riprese da lontano, non c’entra col mio che ricalca il fucile funzionante.
Copriris ERGO Grips 5 Slots. Protezioni gommate per rail, che coprono 5 slot alla volta. Molto confortevoli. Non facilissimi da trovare perché sostituiti dal nuovo modello e i siti di vendita hanno una immagine generica nelle inserzioni.
USGI Silent Sling + Sling Snap Hook. Classica cinghia due punti US Army, con l’aggiunta di clip a molla per l’aggancio. I modelli più diffusi in commercio di queste clip hanno un forellino sulla struttura centrale, quello usato nel film non lo ha, per cui mi sono adeguato.
Canna da 16” King Arms. Per capirci, quella normale dell’M4 che tutti conosciamo è una 14,5 pollici. Sul mercato civile e law enforcement americano, le canne da 16” sono abbastanza gettonate (anche per ragioni legali). Sembra un nulla, ma quei 4 centimetri in più e la cingia due punti (surclassata dalla migliore 3 punti) conferiscono al fucile un aspetto più venatorio, senza snaturare la componente tattica.
ACOG 4x32 (mi pare King Arms). Ovviamente in sostituzione di un ACOG TA31F, che non mi posso permettere.
PentagonLight MD3R. L’ho cercata per anni, trovarla è stata una vera sfida e vi spiego anche il perché. La PentagoLight è stata un’azienda americana aperta nel 2007 (stesso anno del film, usato come vetrina per il suo prodotto) che ha avuto la brutta idea di mettersi contro la SureFire violando alcuni suoi brevetti, appropriandosene anche per fini pubblicitari, nonché affermando fraudolentemente che i loro prodotti fossero prodotti in USA. Non credo avessero avuto più "creatività legale" rispetto alla SureFire stessa o di una qualsiasi altra azienda dei giorni nostri, più che altro il colosso USA delle torce tattiche si premunì di stroncarla in sede legale giusto per evitare concorrenza, facendo leva sulla legge del più forte. Alla fine nel 2008, dopo un anno e pochi mesi di attività, la PentagonLight decise di chiudere. Già nel 2010 la maggior parte dei siti che vendevano i suoi prodotti li avevano terminati e dove così non era indicato, bastava provare ad ordinare per ricevere una mail dove il negozio si scusava per aver dimenticato di aggiornare l’inserzione come out of stock (tutt’oggi un paio di siti dichiarano di averne ancora, ma non è vero). Rimaneva il mercato dell’usato, dove la PentagoLight si difende bene ancora oggi, anche perché per il modello MD2 ha avuto persino un contratto con le Forze Armate – una specie di Eldorado per un’azienda di equipaggiamento. Sull’usato i prezzi sono bassi e a volte molto bassi. Sembra un lieto fine per me: un giro su ebay, quattro spiccioli e tutto si risolve. Macchè, magari! Un negoziante americano mi ha raccontato che modello MD3R (quello che serviva a me) non riscosse molto successo presso il pubblico rispetto alla concorrenza, come in generale tutte le torce 9V del catalogo PentagonLight (da qui la scelta di promuoverla nel film), mentre invece andò meglio alle 6V e il restante campionario. Sta di fatto che in anni non sono riuscito a scovarne una. Per fortuna sfruttando l’intercambiabilità dei prodotti PentagonLight, ho potuto assemblarne una comprando modelli che avessero i componenti che mi servivano. Di fatto la torcia che ho assemblato è a tutti gli effetti una MD3R, i pezzi sono gli stessi che avrebbero utilizzato in fabbrica, nessun inganno. Da questa esperienza ho guadagnato una certa familiarità con alcuni prodotti dello sfortunato marchio americano e devo dire che non sono per niente male. Caratteristiche e accorgimenti di prim’ordine, costruzione in alluminio aerospaziale e una bellissima finitura anodizzata secondo le specifiche militari. Prezzi non proprio concorrenziali a parte, sarebbe stata una spina nel fianco per la SureFire.
Altra arma presente nella pellicola è una H&K MK23 con fusto tan. Se non sono fan di RIS, RAS e robe supermoderne e supermodificate, potete immaginarvi della moda di mettere il tan su ogni cosa (seppur non disdegni verniciature e sprayature “senza tempo”). Anche in questo caso però, l’ho trovato un intervento fatto con giudizio, su un’arma scelta con criterio, in linea con lo stile post-apocalittico di cui in generale vado matto. Ci vuole poco a prendere una di quelle pistole tutte rail che girano ora, sgraziate, spigolose, e schiaffarci sopra C-More, silenziatore, torcia e laser, tanto da sembrare una di quelle patacche che vendono alle bancarelle, più difficile è fare qualcosa che abbia stile, ma con buon senso. La MK23 è sempre stata una delle mie pistole preferite, il fatto che nel film l’abbiano svecchiata con gusto, senza esagerare, preferendola ad altre concorrenti più giovani, mi ha fatto molto piacere. Così ho approfittato di un’ampia disponibilità di pezzi KSC per assemblarne una e verniciarla. Piccolo appunto, a me sembra ovvio, ma lo dico comunque: quella nel film non ha il fusto verniciato, è stampato proprio in quel colore.
A voi i commenti.
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